UOMINI E NO

Nell’edizione nissena de La Sicilia del 20 gennaio 2005, tale Riccardo Riggi si produce in un agghiacciante panegirico sul Centro di Permanenza Temporanea di Pian del Lago.
Affondando a piene mani nei dati forniti dalla locale questura, l’autore dell’articolo tesse l’elogio del campo di concentramento di Caltanissetta: la carcerazione di «4.875 stranieri ospitati nel quadriennio 2000-2004» diventa nelle parole del redattore un «processo di gestione».
Poi, tutto contento, riferisce della capacità del CPT di «scovare tra essi ben 1.742 extracomunitari da rimpatriare». E ancora, nel 2004, su 1.707 stranieri «ospitati» nel centro di permanenza «1.082 sono stati trattenuti, 625 i rimpatriati».
Alla fine, l’estasi: il CPT di Caltanissetta è quello «con il più alto numero d’espulsioni in Italia, ben 905».
Le rassicuranti dichiarazioni di Michele Emma – dirigente dell’Ufficio immigrazione – suggellano questo macabro quadro di efficientismo repressivo. Infine, arriva la benedizione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i i Rifugiati e del Comitato per la prevenzione delle torture del Consiglio d’Europa secondo cui «il Cpta è il miglior centro d’Italia».
A guastare questo scenario ci hanno pensato i diretti interessati: 29 immigrati sono scappati dal lager di Caltanissetta scavalcando la recinzione e disperdendosi nelle campagne circostanti.
L’episodio viene citato nelle ultime righe dello stesso incredibile articolo di cui sopra.
Vien da chiedersi il perché questi immigrati si ostinino a voler scappare a tutti i costi dal «miglior centro d’Italia».
La risposta va cercata nelle gambe e nell’angoscia dei fuggitivi braccati dalla polizia, nella loro voglia di scappare dall’abbrutimento, dall’annichilimento, dall’orrore di una carcerazione insensata, ingrata e infame: la risposta va cercata nell’inalienabile diritto alla libertà di ogni essere umano, nel diritto a fuggire dalla fame, dalla miseria, dalle guerre, dalla precarietà, nel diritto a vivere pienamente la propria esistenza.
La macchina repressiva potrà anche imbellettarsi pateticamente di una rispettabilità artefatta, servendosi di un giornalismo acritico e compiacente, ma la verità delle cose appare sempre nella sua dirompente attualità. E’ illuso chi crede di poter annientare il bisogno di libertà degli individui innalzando muri, gabbie, sbarre e filo spinato.
Raccontare di donne e uomini riducendoli a meri numeri di una casistica infame che conta i trattenuti e gli espulsi è certamente un segno dei tempi: tempi di guerra, una guerra dichiarata non solo agli immigrati, ma al senso più profondo dell’umano.
In questa guerra, dunque, bisogna avere il coraggio di scegliere da che parte stare, se con l’umano o con il non umano.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo

«PALERMO FELICISSIMA»

Il gip Pasqua Seminara ha revocato la custodia cautelare in carcere per i due uomini che il 2 ottobre scorso uccisero a pugni Simone La Mantia in seguito a un banale incidente in una strada di Palermo.
A quanto sembra, la decisione del gip è stata influenzata non solo dall’affievolimento delle esigenze cautelari ma anche da una proposta di risarcimento che i due indagati – oggi agli arresti domiciliari – avrebbero avanzato alla vedova del La Mantia.
Tutto questo sta a dimostrare che la giustizia, come sempre, è giustizia di classe.
Una congrua somma di denaro offerto per riparare alle proprie responsabilità è un buon metodo, per chi se lo può permettere, di aggirare con disinvoltura il codice penale.
Esprimiamo grande rispetto e solidarietà per Irene La Mantia, il cui contegno già all’indomani della tragedia vale più di qualsiasi misfatto che si consuma a Palermo. Inoltre, esprimiamo ammirazione per questa donna che non vuole piegarsi al ricatto di un sistema di relazioni mafiose che crede di potere governare questa città a propria immagine e somiglianza.
Anche questa è antimafia, certamente più vera ed efficace di quella sbandierata da chi dell’antimafia ha fatto un veicolo di carriera politica senza mai sognarsi di rimuovere le dinamiche che sono alla base del vivere mafioso.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana

 
gennaio 2005

Solidarietà al Comitato di Lotta per la Casa “12 luglio”

Esprimiamo massima solidarietà e sostegno militante alle famiglie del Comitato di Lotta per la Casa "12 luglio" di Palermo.
In una città devastata dal malessere sociale in cui i bisogni delle persone vengono costantemente mortificati dall’inefficienza e dall’ignavia delle istituzioni, solo l’autorganizzazione di chi vive sulla propria pelle il disagio può portare a risultati concreti.
Dopo il sacco del secondo dopoguerra, Palermo si appresta a vivere una seconda speculazione edilizia che ha come oggetto il centro storico della città.
Bisogna impedire che il patrimonio comunale di case e locali sia svenduto ai privati, e che il progressivo recupero dei palazzi storici operato a colpi di ristrutturazioni e maquillage urbano sia realizzato ad esclusivo beneficio delle fasce più potenti e agiate del territorio.
L’emergenza è ancora esplosiva, e qualunque amministrazione non può non tenere conto della rabbia e della fermezza di chi reclama un diritto negato: la casa!

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo

SOLIDARIETA’ AD “ANARCHICI CONTRO IL MURO”

Lo stato di Israele sta attuando un vero e proprio genocidio nei confronti del popolo palestinese.
Dopo lo scoppio della seconda Intifada, Israele ha iniziato la costruzione di un muro per separare fisicamente gli israeliani dai palestinesi con la scusa di voler proteggere i civili israeliani dagli attentati terroristici.
La realtà è ben diversa: l’esercito israeliano effettua quotidianamente bombardamenti e rastrellamenti nei quartieri palestinesi dei Territori Occupati e la spirale di violenza non sembra destinata a finire.
Il Muro israeliano è una rete di muri di cemento, recinti di filo spinato e elettrificato, trincee, strade di pattuglia, torri di guardia e videocamere.
Le terre dei contadini palestinesi sono state confiscate, le coltivazioni distrutte, e interi villaggi sono rimasti circondati e tagliati fuori dalle principali vie di comunicazione.
Per ostacolare e impedire la costruzione del Muro e il perpetuarsi di questa ingiustizia, un gruppo di azione diretta denominato “Anarchici contro il Muro” ha iniziato una campagna di mobilitazione che non ha precedenti in Israele.
Per la prima volta, cittadini israeliani e popolazione palestinese si sono uniti per opporsi alle politiche omicide e discriminatorie del governo Sharon attraverso azioni dirette non violente. Per la prima volta donne e uomini palestinesi sono stati affiancati da cittadini israeliani per affrontare pacificamente e a viso aperto le ruspe che distruggono gli uliveti e i soldati che sparano ad altezza d’uomo.
Queste iniziative hanno avuto una grande eco presso l’opinione pubblica israeliana, specialmente quando un anarchico israeliano è stato colpito alla gamba da un proiettile sparato dalla guardia di sicurezza del suo paese.
Il gruppo di azione “Anarchici contro il Muro” ha il merito di svelare la natura tutta politica del conflitto israelo-palestinese, un conflitto deciso ai piani alti delle gerarchie politiche ma che può e deve essere superato attraverso la concreta solidarietà militante tra le persone, a prescindere dalla loro nazionalità.
Gli anarchici israeliani intendono lottare al fianco degli oppressi e, allo stesso tempo, creare delle falle nel sistema monolitico degli oppressori denunciando i crimini, smascherando le ipocrisie, invitando a una diserzione generalizzata.
Ai compagni israeliani e palestinesi la nostra solidarietà.

NO AL MURO IN PALESTINA!

Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo
Federazione Anarchica Siciliana – “Nucleo “Giustizia e Libertà”

ottobre 2004

PALERMO…

In seguito a un banale incidente stradale, un uomo di trentasette anni, sposato con figli, è stato brutalmente picchiato fino alla morte. In pieno giorno, in una strada di Palermo.
Ormai da diversi anni si tenta di conferire a questa città un’aura di rispettabilità e normalità ritagliandole un vestito buono, un "abito della festa" da poter indossare ogni giorno ma che risulta sempre più stretto e scomodo.
Questa scomodità nasce dall’ipocrisia con la quale insigni e rispettabili personaggi del mondo politico e della società cosiddetta civile hanno cercato di fornire un ritratto rassicurante di Palermo.
Dietro il maquillage di parte del centro storico, dietro la riapertura del Teatro Massimo, dietro l’organizzazione di concerti, sfilate di moda, grandi eventi mondani o conferenze internazionali in cui si dichiara che la mafia è stata sconfitta, si cela una Palermo cruda, mortale, priva di speranza. Una Palermo che in molti conoscono ma che è difficile da guardare perchè il suo volto è fatto di miseria, degrado, violenza.
E’ curioso constatare che mentre a Palermo si muore ammazzati per niente, il sindaco Cammarata si affretti nel precisare che certi episodi non possono rappresentare una città intera. Ma è ancor più curioso apprendere della sua nuova ordinanza, con la quale cacciare da via Ruggero Settimo tutti i soggetti ritenuti indesiderabili. E’ così che si proteggono gli occhi delicati della Palermo dabbene, intoccabile – perchè compenetrata con la mafia e i poteri forti -, che lavora passeggia e consuma nel salotto buono della città.
Tutto il resto è periferico e passa in secondo piano.
Emergenze sociali, disoccupazione, malaffare, criminalità organizzata, violenza suburbana semplicemente non esistono se ci si convince che Palermo è una città normale.
Ce ne convinciamo con difficoltà, perchè all’Albergherìa (e non solo) i bambini continuano ad essere abusati e i palazzi continuano a crollare; perchè per strada ci si accoltella a morte in agguati mafiosi come a Borgo Vecchio (e a poco servono i blitz polizieschi con tanto di elicotteri che volteggiano sul quartiere) e può anche capitare che un ragazzino venga colpito durante una sparatoria a Ballarò.
Tutto questo succede a Palermo, ed è per noi impossibile girarci dall’altra parte perché far finta di niente, pensando che in realtà va tutto bene, significa rendersi complici di tutto questo.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana

Ottobre 2004

CONTRO LO STATO E IL SUO RAZZISMO

 

La vicenda della Cap Anamur dimostra chiaramente che lo stato italiano ha dichiarato guerra a tutti i migranti.
Con questa omissione di soccorso istituzionalizzata il governo ha voluto calpestare la dignità di trentasette persone colpevoli solamente di cercare un’esistenza migliore.
L’equipaggio della Cap Anamur è stato punito per aver prestato soccorso in mare: il capitano della nave, il suo vice e il presidente dell’associazione sono stati incarcerati.
Dopo venti giorni in mare – assediati dai mezzi della Marina militare italiana – i profughi sono stati deportati nel Centro di Permanenza Temporanea di Agrigento, un lager per immigrati: questa è l’idea di accoglienza che il Ministero degli Interni ha espresso attraverso le sue direttive.
Negli ultimi concitati giorni una vasta e spontanea mobilitazione dal basso da parte degli antirazzisti siciliani ha garantito una presenza costante sia a Porto Empedocle che davanti il CPT di Agrigento: proprio qui davanti sono stati brutalmente caricati i manifestanti che esprimevano solidarietà ai profughi e a tutti gli immigrati reclusi all’interno del CPT di C.da S.Benedetto.
L’ottusa violenza che vorrebbe schiacciare tutto e tutti nell’inferno della clandestinità è la strategia adottata dal Potere, dagli Stati e dal Capitale.
Poiché siamo fermamente convinti che nessuno debba essere considerato “clandestino” o “illegale”, continueremo a batterci per la distruzione di tutte le frontiere, di tutte le galere e per l’assoluta libertà di movimento di tutte e tutti.
Non è importante stabilire l’esatta nazionalità dei profughi della Cap Anamur: da qualunque parte del mondo essi vengano, hanno tutto il diritto di poter decidere in piena autonomia le sorti delle proprie esistenze.
Ci opponiamo radicalmente alla logica fascista e razzista che ostacola la libertà di circolazione delle persone.
Pretendiamo l’immediata liberazione degli arrestati e il riconoscimento del diritto d’asilo ai profughi.
 
CONTRO LA CRIMINALITA’ DEL POTERE, LIBERI TUTTI!
NESSUNA FRONTIERA, NESSUNA GALERA!

 

Federazione Anarchica Siciliana – Nucleo "Giustizia e Libertà"

 

Luglio 2004

NON DELEGARE AD ALTRI LA TUA VITA!

Sono tornati. Le loro insopportabili facce hanno ricominciato a infestare i muri delle nostre città, con i loro sorrisi ebeti pieni di ipocrisia e i loro slogan al limite del buon gusto.
I politicanti di ogni colore sono tornati a chiedere il voto dei cittadini usando la tecnica di sempre: negare la realtà e promettere mare e monti.
Con tre inchieste a suo carico per collusioni mafiose, Totò Cuffaro dice d’avere la “Sicilia nel cuore”. La Sicilia invece, è inghiottita in un buco nero fatto di mafia, affarismo e disoccupazione dal quale non riesce a venir fuori.
Berlusconi spara cifre incomprensibili su aumenti delle pensioni, aumento della sicurezza e riduzione delle tasse. La realtà del paese è invece fatta di un progressivo impoverimento delle fasce medio-basse della popolazione a causa di un costo della vita insostenibile. La capacità di acquisto dei salari e delle pensioni sta crollando sotto i colpi dell’inflazione, dell’Euro e delle spese di guerra.
La guerra ha infatti dei costi considerevoli: per comprare (e far funzionare) armi, carri armati, veicoli blindati e tutto l’occorrente per occupare l’Iraq, ci vogliono un sacco di soldi. E, come sempre avviene, il conto lo paghiamo noi.
Alle prossime elezioni la Lega Nord si presenta al Sud: le stesse persone che hanno impostato le loro carriere politiche sull’odio contro i meridionali, gli immigrati e i non-padani, hanno oggi il coraggio di chiedere il voto dei siciliani. E la Mussolini, cerca di far concorrenza ad Alleanza Nazionale, nella gara a chi è più fascista.
A “sinistra”, gli opportunisti di sempre (DS, SDI, Margherita & C.) chiedono la fiducia degli elettori facendo leva non solo sulle schifezze del governo, ma anche sulla questione della guerra. E così, proprio loro che qualche anno fa parteciparono ai bombardamenti sulla ex-Jugoslavia, si riscoprono oggi a favore della pace, con un sacco di “se” e un po’ troppi “ma”.
Accusano la destra di aver precipitato l’Italia nella precarietà e nella stagnazione, ma dimenticano di avere aperto le porte alle nuove forme di sfruttamento (lavoro interinale, flessibilità, pacchetto-Treu). In questa fiera delle ipocrisie Rifondazione Comunista cerca voti all’interno dei movimenti di lotta dal basso senza perdere di vista l’obiettivo più importante: un lauto stipendio di parlamentare europeo.

Noi non voteremo per il parlamento europeo. L’Europa del capitalismo selvaggio, l’Europa delle frontiere chiuse a chi europeo non è, l’Europa che sbatte gli immigrati dentro i Centri di Permanenza è un’Europa con la quale non abbiamo nulla a che fare.
Restiamo sempre convinti, oggi più che mai, che il vero cambiamento sociale non passa attraverso il voto.
Votare significa delegare ad altri la responsabilità e la gestione delle nostre esistenze.
Votare significa dare credito a chi dice che tutto andrà bene quando invece non c’è niente che funziona!
Votare significa rinunciare alle uniche persone sulle quali possiamo fare davvero affidamento: noi stessi.

CONTRO LA MAFIA DEI PARTITI
CONTRO L’EUROPA DEGLI STATI E DEL CAPITALE
CONTRO LA GUERRA
NON VOTARE, LOTTA!

Federazione Anarchica Siciliana – Nucleo “Giustizia e Libertà”

LIBERIAMOCI DAI PADRONI, RIPRENDIAMOCI IL LAVORO!

1 Maggio 1886 – La Federazione Americana del Lavoro adotta una risoluzione storica secondo la quale a partire da questo giorno “le otto ore costituiranno la durata legale della giornata di lavoro”. Nella sola Chicago in 400.000 erano in sciopero. Questo era il centro principale delle agitazioni, e qui gli anarchici erano all’avanguardia del movimento dei lavoratori. Quando il primo maggio del 1886 gli scioperi per le otto ore paralizzano la città, una metà della manodopera della ditta McCormick esce dalla fabbrica. Due giorni dopo partecipano a un’assemblea di massa seimila lavoratori del legno, anch’essi in sciopero.

I lavoratori stanno ascoltando un discorso dell’anarchico August Spies a cui era stato chiesto di organizzare la riunione dall’Unione Centrale del Lavoro.

All’improvviso 200 poliziotti attaccano la folla con manganelli e revolver: uccidono uno scioperante, ne feriscono un numero indeterminato tra cui cinque o sei molto seriamente.

26 Aprile 2004 – Gli operai dello stabilimento FIAT di Melfi bloccano l’ingresso alla fabbrica per protesta. I metalmeccanici lottano contro le condizioni di lavoro nella fabbrica: 5000 provvedimenti disciplinari in un anno, licenziamenti dei delegati sindacali e turni massacranti la dicono lunga. Si susseguono manifestazioni, blocchi e trattative (fallite) con l’azienda, che firma accordi separati con i sindacati più amici. La polizia sceglie di difendere gli interessi padronali: quando 35 operai decidono di forzare i blocchi per recarsi a lavorare, la polizia li  scorta caricando pesantemente gli operai e ferendone 13.

Dopo più di un secolo le conquiste dei lavoratori, ottenute con grandi lotte e sacrifici, vengono attaccate dalla classe padronale che trova in questo governo il migliore garante degli interessi dei potentati economici. Un padronato sempre più aggressivo e arrogante detta ormai le sue leggi senza trovare ostacoli servendosi di uno Stato che, nelle sue varianti che si sono succedute al potere (centrodestra e centrosinistra), persegue un’unica linea economica e politica neoliberista ed antipopolare: privatizzazioni, utilizzo della forza lavoro nella forma usa & getta, fine del posto garantito e precarietà diffusa, cancellazione progressiva dei diritti rimasti, repressione del dissenso. Dal pacchetto Treu alla Legge Biagi, viene sancita la precarietà come unica condizione esistenziale. E con la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini gli immigrati vengono condannati all’esclusione sociale. Per finire, le risorse spese per fare la guerra sottraggono denaro ai salari, agli stipendi, alle pensioni, all’istruzione, alla sanità.

In un mondo dove non sai se ti colpirà prima il padrone, il governo o il sindacato-istituzione, dove il militarismo penetra nel tuo stesso posto di lavoro e nel tuo quartiere sporcando tutto con una dilagante cultura della guerra e delle morte, non vi sono alternative alla radicalizzazione dello scontro di classe.

L’azione diretta diventa l’unica strada percorribile: autodeterminazione dei lavoratori, riduzione degli orari di lavoro, difesa del diritto di sciopero senza ricatti legali, difesa della valenza pubblica di ogni tipo di lavoro, salvaguardia della sanità, previdenza e scuola pubblica, abolizione delle frontiere, rifiuto della precarizzazione, sistema pensionistico uguale per tutti: da qui bisogna ripartire, affinché il lavoro sia un’espressione di libertà.

Federazione Anarchica Siciliana – Nucleo “Giustizia e Libertà”

LIBERAZIONE

Quest’anno, il 25 Aprile è una data la cui importanza e il cui significato vanno ben oltre la tradizionale e giusta commemorazione della liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista avvenuta nel 1945 dopo anni di resistenza.
Dopo quasi sessant’anni, il fascismo è ancora vivo e vegeto e si nasconde (senza riuscirvi neanche tanto bene) dietro le facce rassicuranti dei criminali che tengono il mondo in ginocchio.
E’ un fascismo subdolo, ipocrita e sorridente: è il fascismo di George Bush che si è lanciato in una guerra criminale e insensata i cui effetti perversi stanno ricadendo su tutti: sugli iracheni massacrati, sui soldati ammazzati, sugli ostaggi catturati e su tutti noi, vittime di una guerra il cui fronte interno è fatto di attentati, di bombe, di repressione, di precarietà, di aumento del costo della vita.
E’ il fascismo dei signori della guerra e del terrore, come Bin Laden o chi per lui, che ieri prendevano soldi dagli americani e oggi reggono il gioco a che la guerra sia infinita, "santa" e permanente.
E’ il fascismo degli alleati USA, Berlusconi in testa, che scodinzolando dietro il padrone americano trascinano i loro paesi in una spirale di incertezza infischiandosene dell’opinione pubblica internazionale, che nell’ultimo anno ha espresso in mille modi e con manifestazioni imponenti il proprio rifiuto alla guerra e al terrorismo.
E’ il fascismo dei paesi dell’Unione Europea, le cui leggi liberticide continuano a distruggere le vite di migliaia di donne e uomini che vogliono emigrare e le cui speranze si infrangono sugli scogli delle coste italiane o dietro le sbarre di un Centro di Permanenza Temporanea (CPT).
È il fascismo dello Stato italiano, che non trova colpevoli né per la strage di piazza Fontana (1969) né per il rogo del CPT "Vulpitta" (1999), in cui morirono sei immigrati.
 
Oggi la lotta antifascista deve necessariamente assumere i connotati dell’antimilitarismo, dell’antirazzismo, dell’anticapitalismo.
Essere antifascisti significa preferire la libertà al terrore, la diserzione e il rifiuto all’arruolamento collettivo.
Essere antifascisti significa spazzare via il razzismo, la discriminazione e la repressione con le lotte e le pratiche di autogestione.
Scegliere la libertà significa rendersi conto del mondo in cui i potenti vogliono far vivere noi e le prossime generazioni: un mondo di galere, di precarietà, di sospetto generalizzato.
Volere la libertà significa sfuggire alle gabbie del lavoro precario, flessibile, salariato che non dà futuro e che ci rende tutti sempre più schiavi.
Abbiamo sempre resistito e sempre resisteremo, poiché la nostra voglia di libertà e il nostro desiderio di giustizia sociale sono di gran lunga più forti di qualsiasi potere e di qualsiasi autorità.

Federazione Anarchica Siciliana – Nucleo "Giustizia e Libertà"

Palermo – Un Comitato scomodo

Il Comitato di Lotta per la Casa “12 luglio” di Palermo non piace a tutti.
Non piace ai politicanti di questa città, perché le famiglie che lo compongono non si prestano facilmente alle lusinghe o alle promesse in cambio di consenso elettorale.
Non piace a chi governa Palermo, perché le famiglie che lo compongono non hanno perso occasione di esprimere chiaramente il loro disprezzo nei confronti di chi le ignora, anche passando le notti davanti il municipio.
Non piace a molti uomini di Chiesa, perché le famiglie che lo compongono non hanno esitato a occupare la Cattedrale per far sentire le loro ragioni.
Non piace a molti poliziotti, perché le famiglie che lo compongono non travisano i loro volti durante le loro iniziative, anche se questo non le ha risparmiate dalla repressione a suon di manganelli.
Non piace all’Istituto Autonomo Case Popolari, perché le famiglie che lo compongono costringono la burocrazia di questo ente ad accelerare i tempi per dare la casa alle persone.
Non piace alla Prefettura, perché le famiglie del Comitato di Lotta per la Casa “12 luglio” non fanno altro che procurare grane al prefetto e ai suoi vicari: occupazioni, azioni dimostrative, conferenze stampa, cortei, tavoli tecnici per assegnare gli appartamenti: forse è per questo che ieri, durante una conversazione telefonica con una solerte funzionaria dell’entourage prefettizio, un membro del Comitato sia stato carinamente apostrofato con l’epiteto di “capobanda”.

Chi rivendica un diritto fondamentale quale è la casa, indicando nella riconversione dei beni immobiliari confiscati alle cosche la soluzione più facile e immediata per risolvere definitivamente questa grave emergenza sociale, non è un “capobanda”.
Capibanda sono i mafiosi che mettono in ginocchio questa città con la complicità di un’intera classe politica.
Capibanda sono tutti coloro i quali tengono sotto scacco le persone impedendo che certi problemi vengano risolti alla radice.
Capibanda sono quelli che, temendo percorsi di autorganizzazione dal basso, trattano le persone come criminali comuni.
Tutto quello che il Comitato di Lotta per la Casa “12 luglio” ha ottenuto finora, lo deve solo a se stesso e a nessun altro.
Tutto quello che è stato ottenuto a fatica dalle famiglie, è stato conquistato al prezzo di denunce, sgomberi e mistificazioni giornalistiche (opportunamente sbugiardate alla bisogna).
A noi il Comitato di Lotta per la Casa “12 luglio” piace moltissimo, proprio per questo.
Ed è dalla loro parte che continueremo a stare.

Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana

12/01/2004