Il gip Pasqua Seminara ha revocato la custodia cautelare in carcere per i due uomini che il 2 ottobre scorso uccisero a pugni Simone La Mantia in seguito a un banale incidente in una strada di Palermo.
A quanto sembra, la decisione del gip è stata influenzata non solo dall’affievolimento delle esigenze cautelari ma anche da una proposta di risarcimento che i due indagati – oggi agli arresti domiciliari – avrebbero avanzato alla vedova del La Mantia.
Tutto questo sta a dimostrare che la giustizia, come sempre, è giustizia di classe.
Una congrua somma di denaro offerto per riparare alle proprie responsabilità è un buon metodo, per chi se lo può permettere, di aggirare con disinvoltura il codice penale.
Esprimiamo grande rispetto e solidarietà per Irene La Mantia, il cui contegno già all’indomani della tragedia vale più di qualsiasi misfatto che si consuma a Palermo. Inoltre, esprimiamo ammirazione per questa donna che non vuole piegarsi al ricatto di un sistema di relazioni mafiose che crede di potere governare questa città a propria immagine e somiglianza.
Anche questa è antimafia, certamente più vera ed efficace di quella sbandierata da chi dell’antimafia ha fatto un veicolo di carriera politica senza mai sognarsi di rimuovere le dinamiche che sono alla base del vivere mafioso.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana

 
gennaio 2005