IL GRUPPO “GIUSTIZIA E LIBERTÀ” SI SCIOGLIE

Per motivi esclusivamente logistici e organizzativi, il Gruppo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana (FAS) si scioglie ufficialmente.

I suoi militanti continuano ad aderire a titolo individuale alla FAS e proseguono, sempre in stretta e solidale collaborazione, nelle loro attività.

Palermo, 9/11/2012

 

LA CRIMINALITÀ DEL POTERE

Ricordare le stragi di stato, la strategia della tensione, l’assassinio di Giuseppe Pinelli non significa abbandonarsi a un vuoto rituale della commemorazione.
Perché a trentotto anni di distanza, le strategie di chi detiene il potere per intimidire e impedire ogni tentativo di cambiamento a favore delle classi più deboli non sono mutate poi molto.
Il 12 dicembre 1969 l’attentato dinamitardo alla Banca dell’agricoltura di Piazza Fontana a Milano sancì l’inizio della strategia della tensione accompagnata da una stagione di lutti e sofferenze in cui lo Stato operò scientificamente per stroncare la vitalità di un’opposizione sociale che, attraverso una sempre maggiore coscienza di classe, portava alle crescenti mobilitazioni di lavoratori e studenti radicalizzando il conflitto in direzione di un profondo miglioramento delle condizioni di vita di tutte e tutti.
Gli apparati repressivi, seguendo un copione consolidato, cercarono da subito di scaricare le proprie responsabilità sugli anarchici, e il primo a pagarne le conseguenze fu il compagno Giuseppe Pinelli, scaraventato da una finestra della questura di Milano, durante un lungo ed estenuante interrogatorio svoltosi nell’ufficio del commissario Luigi Calabresi.
Grazie alla ferma volontà degli anarchici affinché si facesse piena luce sull’innocenza di Pinelli e Valpreda, tutto il movimento in Italia riuscì a smascherare la matrice istituzionale della strage di piazza Fontana e, ancora oggi, la storia ha reso giustizia alle vittime innocenti della strategia della tensione identificando nello stato e nella manovalanza fascista gli autori e gli esecutori di quelle tremende pagine della storia recente del paese.
Oggi, in un’epoca di crisi e incertezze profonde, il potere gioca la carta della paura, della guerra preventiva su scala nazionale a tutto ciò che può mettere in discussione i privilegi del ceto politico e lo strapotere del capitalismo.
L’involuzione autoritaria della democrazia italiana rispecchia bene la scelta delle democrazie mondiali di mettere in pratica una strategia della tensione permanente, che qui si esprime nella guerra al diverso e all’immigrato, nel tentativo di annullare e criminalizzare qualunque opposizione nella società e nei luoghi di lavoro, nel terrorismo psicologico per farci sentire tutti nel mirino di un’insicurezza che è confezionata a tavolino nelle stanze di chi gestisce il potere e manipola l’informazione.
I pacchetti sulla sicurezza servono a nascondere le ferite incancrenite di un’Italia in cui i lavoratori muoiono quotidianamente per guadagnarsi da vivere, dove l’unica prospettiva per i giovani è la precarietà o la disoccupazione e non è consentito alzare la testa per manifestare la propria opposizione e la propria voglia di cambiamento.
Sappiamo che in questi giorni a Palermo c’è chi, pur non essendo né anarchico né libertario, ricorda e rende omaggio a Pinelli, e di questo noi siamo grati.
E oggi, noi scendiamo in piazza perché ricordare Giuseppe Pinelli non è una commemorazione, ma un atto d’accusa contro la criminalità del potere.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione "Delo Truda" Palermo

A GIUSEPPE PINELLI FERROVIERE ANARCHICO UCCISO INNOCENTE NEI LOCALI DELLA QUESTURA DI MILANO IL 15-12-1969

Quanto sta accadendo nelle ultime settimane in Italia costituisce un segnale molto chiaro dell’involuzione autoritaria del paese.
I toni inequivocabili della strategia della tensione si rinnovano ancora una volta seguendo un copione consolidato.
L’ignobile sostituzione della storica lapide commemorativa dedicata a Giuseppe Pinelli operata con un vigliacco colpo di mano dal sindaco di Milano Albertini (Forza Italia) dimostra che è sempre più concreto il tentativo di riscrivere la storia di questo paese.
I fascisti che oggi sono al governo, questi assassini che da sempre assolvono la naturale funzione di manovali della borghesia, di picchiatori ed esecutori di stragi si permettono oggi – a quasi quarant’anni di distanza – di mistificare sulla verità della morte del compagno Pinelli, pensando di poter occultare i simboli condivisi della lotta antifascista e dell’opposizione popolare alla strage di Stato.
Le dichiarazioni rilasciate su questa vicenda dal giudice D’Ambrosio (Democratici di Sinistra) agli organi di stampa sono raccapriccianti. Il candidato al Senato dell’Ulivo ammette oggi che Pinelli fu effettivamente «vittima di una macchina repressiva messa in moto su indicazione del governo per indicare negli anarchici i colpevoli» della strage di Piazza Fontana. Questo infame personaggio che liquidò, da magistrato inquirente, l’uccisione di Pinelli con l’improbabile motivazione del "malore attivo" (passata alla storia come uno degli esempi più grotteschi dell’ipocrisia statuale) cerca di rifarsi una verginità che non avrà mai.
Se a questo aggiungiamo la gravità della repressione che ha colpito gli antifascisti milanesi maturata in un clima di pesantissima criminalizzazione del dissenso che a destra come a sinistra attraversa tutto l’arco parlamentare, ci si rende conto di come gli apparati dello Stato vogliano spazzare via a colpi di provocazione ogni opposizione sociale e la ricchezza della memoria storica.
Il clima della campagna elettorale è intriso di un veleno che ha il sapore di una voglia di ordine dittatoriale: il linguaggio del dibattito politico trasuda l’ossessione compulsiva mirata alla conquista permanente del potere. Sono tutti elementi già visti e che non vanno sottovalutati.
La sostituzione della lapide dedicata a Pinelli è un tentativo di riaccendere la miccia per scatenare la tensione nella città di Milano dopo i fatti dei giorni scorsi. Si tratta dell’ennesima provocazione con la quale i poteri forti vogliono giustificare una restaurazione autoritaria del paese per la cui guida il Centrodestra e il Centrosinistra si contendono il consenso dei ceti moderati: non c’è spazio, dunque, per tutto ciò che si pone in termini alternativi e antagonisti a questo grande progetto politico-elettorale.
È bene che Stato, magistrati, guardie e fascisti si convincano, una volta e per tutte, che il ricordo di Giuseppe Pinelli vive e vivrà sempre nelle lotte delle anarchiche e degli anarchici per la costruzione di una società di libere/i ed uguali.
Le lapidi posso anche essere rimosse, ma le nostre idee vivono e vivranno per sempre.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo

Strategia della tensione


Ci risiamo. Ancora una volta le bombe tornano a scandire la quotidianità di questo Paese. In un momento in cui il conflitto sociale sembra preoccupare seriamente chi comanda, in una fase in cui gli operai rispondono con rabbia e determinazione agli attacchi della razza padrona e vasti strati della popolazione manifestano un diffuso malumore nei confronti delle politiche governative, la risposta dello Stato è quella di sempre: criminalizzare, reprimere, uccidere.
Gli omicidi di D’Antona e Marco Biagi, la richiesta di archiviazione per il carabiniere Placanica, le accuse per associazione sovversiva nei confronti della Rete del Sud ribelle, gli arresti e le perquisizioni in merito alla guerra scatenata dai G8 a Genova nel luglio 2001 e le ultime bombe esplose alla Questura di Genova sono tutte inquietanti tappe di un percorso repressivo e terroristico che vuole stroncare qualsiasi forma di opposizione sociale.
Come da copione, i mostri da sbattere in prima pagina sono gli anarchici. La Storia di questo Paese ci dimostra invece che le istituzioni hanno sempre giocato con la pelle delle persone: la morte di Pinelli e di tutte le vittime delle stragi di Stato ce lo ricordano ancora.
La volontà di cambiamento che negli ultimi anni donne e uomini hanno espresso e continuano a esprimere in Italia e in tutto il mondo, non potrà essere arrestata dalle politiche del terrore.
Un altro mondo è necessario e ne siamo convinti. Le pratiche di libertà, le rivendicazioni dei diritti negati, le quotidiane lotte per il lavoro, per la libertà di circolazione, per la costruzione di un mondo giusto e solidale costituiscono un patrimonio al quale non intendiamo rinunciare. Il terrorismo e la guerra fanno parte del codice genetico degli stati e del Capitale.
Nel nostro codice genetico c’è, invece, la libertà.

Federazione Anarchica Siciliana – Nucleo "Giustizia e Libertà"
Compagni della Federazione Anarchica Italiana – Palermo