UN OSPITE INGOMBRANTE

La venuta a Palermo di Joseph Ratzinger – il papa della Chiesa cattolica, monarca assoluto della Città del Vaticano – è una di quelle cose di cui si farebbe volentieri a meno (…)

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DI STATO SI MUORE – Palermo, 8 luglio 1960-2010

Nel cinquantesimo anniversario dei tragici fatti dell’8 luglio 1960, il Coordinamento Anarchico Palermitano promuove e organizza per giovedi 8 luglio un presidio informativo a piazza Verdi a partire dalle ore 17.
Gli anarchici parteciperanno poi al corteo celebrativo indetto dal Circolo “Francesco Vella” del Partito della Rifondazione Comunista, con le bandiere listate a lutto.
Di seguito, articolo a firma di Piero Riggio de L’Agitazione del Sud, giornale anarchico stampato a Palermo, numero di agosto-settembre 1960.

Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana

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ABBRUNIAMO LE NOSTRE BANDIERE per le vittime uccise dal piombo della polizia
Sono passati alcuni giorni da che a Palermo si è concluso un ciclo delle proteste popolari, finito piuttosto tragicamente per la sconsideratezza e la brutalità della polizia, e ancora l’eco non è spenta. Noi dell’Agitazione del Sud abbiamo cercato di avere vicini, quanto più possibile, gli elementi per giudicare con obiettività e d’altra parte se un partito noi abbiamo è quello e soltanto quello di un popolo che lotta, che soffre, e che insorge contro le ingiustizie.
Dopo questi giorni, quindi, possiamo scrivere con più serenità perché in fondo noi che scriviamo non siamo giornalisti di professione e non cerchiamo di fare il pezzo di colore, ma se ci siamo immischiati in mezzo agli scioperanti e qualche nostro compagno è stato manganellato, gli è perché siamo anarchici e ciò vuol dire uomini che sono sempre stati all’avanguardia delle lotte operaie e contadine per il riscatto economico morale e sociale di queste masse lavoratrici, uomini che combattono lo stato come istituzione perché in esso vedono un ostacolo alla emancipazione e allo sviluppo della persona umana, uomini che lottano per la realizzazione di una società che abbia come fondamento il socialismo libertario.
Potremmo affermare, senza tema di essere smentiti, che i fatti di Genova, Reggio Emilia, Licata, Palermo e Catania, hanno convalidato il nostro metodo, quello dell’azione diretta. Lo abbiamo constatato a Palermo quando gli scioperanti, all’invito dei sindacalisti e degli uomini di partito di rinunziare alla lotta e di attendere il risultato della tregua chiesta da Merzagora, risposero con l’aperta e vibrata protesta contro gli stessi dirigenti sindacali e di partito che hanno sempre fatto la funzione dei «pompieri» pur di salvare capre e cavoli, il proprio «posto» e la servitù del governo. Ma la polizia non ha risparmiato i colpi e ce ne sono stati anche per i «capi» di cui qualcuno ha provato anche le manette. La polizia non ha esitato di usare la violenza. Violenza contro ragazzi, studenti, operai inermi.
Dalle testimonianze di alcuni fra i feriti di arma da fuoco si rileva che molti non erano dimostranti, ma pacifici cittadini che in quell’ora attraversavano le vie per sbrigare le loro faccende private; alcuni sono stati addirittura colpiti in zone lontanissime dall’epicentro della lotta. Dalle testimonianze di alcuni fra i fermati si rileva che la polizia ha infierito contro di loro con calci, pugni e sputi durante il periodo del fermo. Tutte cose che non ci fanno onore e che farebbero arrossire i poliziotti inglesi, belgi, o che so io, che comunque non sono i poliziotti italiani educati alla scuola della violenza fascista.
Certo questi moti in Sicilia ci dicono qualcosa e ci fanno sperare per l’avvenire.
Il fatto che nella maggioranza vi abbiano preso parte dei giovani e dei giovanissimi sta a dimostrare che una parte della nostra gioventù è sana e non è teppaglia, come si compiacciono di definirla certi superficiali o coloro che amerebbero costituire con questi giovani le «squadracce» di infausta memoria. Questi sono giovani che soffrono perché gli manca il pane, il lavoro, l’istruzione, l’amore e lo svago, perché incerto è il loro avvenire, perché troppo misero è lo spettacolo che gli offre la classe dirigente piena di scandali, di corruzione, di intrugli e di intrallazzi di ogni genere.
Ed allora perché essere sorpresi di qualche vetro rotto, di qualche albero divelto, di qualche panchina spiantata o dei semafori rotti e non preoccuparsi dei morti uccisi dalla polizia, per i sistemi borbonici usati nel trattamento dei fermati, per la mancata presenza del sindaco di Palermo ai funerali delle vittime? Tutte cose che sono i sintomi di una grave malattia di cui soffre la società italiana: l’odio, l’odio, l’odio che viene seminato dai detentori del potere economico e politico. E’ un odio per il popolo, questo eterno fanciullo, che innalza e distrugge, questo popolo che a Palermo preso dalla furia della distruzione ritrova il rispetto per gli archi di lampade allestiti in occasione del «festino» alla santa Rosalia, patrona della città!
Queste esplosioni di rivolta ci temprano lo spirito per continuare le nostre battaglie e ci riconfermano nelle nostre convinzioni, specie quando si può rilevare che la rivolta non è soltanto espressione di una sofferenza materiale ma è anche e soprattutto rivolta ideale.
Se a Palermo, Licata e Catania il movente della esplosione popolare è stato piuttosto di carattere economico, a Genova la rivolta è stata fondamentalmente ideale, perché rivolta contro l’assurdo fascista oppressore delle libertà. Ma se andiamo a fondo notiamo che a Palermo come altrove i rivoltosi non furono soltanto affamati e disoccupati, ma studenti, piccoli commercianti e anche professionisti ed operai qualificati.
Allora in questo caso la rivolta è santa, perché è rivolta contro l’oppressione spirituale, nella più larga accezione del termine, e non può essere monopolio di alcun partito, perché è rivolta per la libertà. Non è senza significato che affermiamo ciò, in quanto è falso quanto dicono i comunisti, quanto quello che dicono gli anticomunisti di certa razza. I primi pretendono avere il monopolio di ogni movimento che sorga spontaneamente dal popolo, i secondi attribuiscono la paternità di ogni azione che viene dal basso e che abbia sapore di rivendicazione ai comunisti, per sottovalutarne la portata. Noi diciamo che in entrambi i casi si tratta di bassa speculazione politica.
I comunisti da quando sono diventati parlamentaristi hanno sempre cercato di frenare l’impulso all’azione diretta del popolo e gli anticomunisti sono tali non per un giusto e sano sentimento libertario, ma per vile concorrenza politica. In queste drammatiche giornate, pare che il popolo rivoltoso abbia capito ciò e si è mosso al di fuori dei partiti e senza aspettare ordini dall’alto, per difendere il diritto alla vita. Non si illuda nessuno.
Piero Riggio

(http://carmelolucchesi.wordpress.com/luglio-60/immagini-luglio-60/palermo-8-luglio-1960/)

IMMONDIZIA

Il governo della Regione siciliana ha stabilito la realizzazione di un inceneritore in località Bellolampo e i lavori per la sua costruzione sono già iniziati.
Da molti anni si parla di inceneritori, in Italia e non solo, e sull’opportunità di bruciare le enormi quantità di rifiuti e immondizia che non si riescono più a gestire.
Ciò che è certo, è che gli impianti che bruciano i rifiuti (gli inceneritori) sono delle vere e proprie bombe chimiche realizzate vicino ai centri abitati: distruggere con il calore rifiuti di ogni genere significa sprigionare pericolose quantità di sostanze nocive (come la diossina) nell’aria, la stessa aria che respiriamo tutti. Con l’inceneritore a Bellolampo la città di Palermo verrà avvelenata a poco a poco dai fumi – invisibili e subdoli – prodotti dalla bruciatura della sua stessa immondizia. Una specie di tragico contrappasso voluto dalla classe politica e dalle lobby affaristiche e mafiose che nell’immondizia fiutano l’odore di guadagni infiniti per la costruzione e la manutenzione di opere assurde come questa.
A loro i soldi, a noi tumori e inquinamento permanente.
Fermare la costruzione dell’inceneritore a Palermo è ancora possibile, ma è necessario che sia una lotta realmente voluta da tutti. Così come per la TAV e per tutte le “grandi opere” volute solo da chi governa, la classe politica impone le sue decisioni sulla collettività senza curarsi minimamente dei diritti, degli orientamenti e della stessa salute dei cittadini.
Bisogna prendere coscienza di questo e intraprendere un percorso di lotta che parta dal basso, che rifiuti deleghe e mediazioni, voluto e portato avanti dalla gente di Palermo.
Primo passo per ridurre la quantità di rifiuti da smaltire sarebbe una seria, continua, completa strategia di raccolta differenziata, con il conseguente recupero di risorse e materie prime, con un incremento occupazionale necessario nel settore.
Sicuramente , l’ecomafia e le lobby affaristiche mafiose preferiscono la costruzione di un mega inceneritore, dove tutto può finire inghiottito e sparire, e una gestione pubblico-privata, di cui è facile immaginare che fine faranno gli utili (ai privati) e le spese (alla collettività)!
Occorre uscire da queste logiche clientelari e speculative dei servizi: la nostra salute e il nostro benessere non sono in vendita.
Ma è di vitale importanza uscire da questo folle girotondo consumistico, produrre meno immondizia, assumersi ciascuno un pezzetto di responsabilità nella gestione quotidiana: ridurre l’uso della plastica (piatti, posate, bicchieri, sacchetti, ecc.), riutilizzare le cose di ogni giorno, separare i rifiuti in vetro dalla carta e la carta dalla plastica, migliorare la manutenzione delle cose che ci circondano per evitare di buttare tutto e subito.
Questi sono solo alcuni esempi di come sia possibile modificare o cambiare radicalmente l’approccio consumistico che sta alla base della produzione infinita di immondizia.
Il capitalismo induce proprio a questo: consumare e buttar via per poi ricomprare, e così via.
Sporcare e inquinare significa abusare dell’ambiente e della natura: è una logica autoritaria e incosciente che distrugge il mondo ogni giorno che passa.
E, non dimentichiamolo, il mondo è di tutti: il mondo siamo noi.

Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo

«PALERMO FELICISSIMA»

Il gip Pasqua Seminara ha revocato la custodia cautelare in carcere per i due uomini che il 2 ottobre scorso uccisero a pugni Simone La Mantia in seguito a un banale incidente in una strada di Palermo.
A quanto sembra, la decisione del gip è stata influenzata non solo dall’affievolimento delle esigenze cautelari ma anche da una proposta di risarcimento che i due indagati – oggi agli arresti domiciliari – avrebbero avanzato alla vedova del La Mantia.
Tutto questo sta a dimostrare che la giustizia, come sempre, è giustizia di classe.
Una congrua somma di denaro offerto per riparare alle proprie responsabilità è un buon metodo, per chi se lo può permettere, di aggirare con disinvoltura il codice penale.
Esprimiamo grande rispetto e solidarietà per Irene La Mantia, il cui contegno già all’indomani della tragedia vale più di qualsiasi misfatto che si consuma a Palermo. Inoltre, esprimiamo ammirazione per questa donna che non vuole piegarsi al ricatto di un sistema di relazioni mafiose che crede di potere governare questa città a propria immagine e somiglianza.
Anche questa è antimafia, certamente più vera ed efficace di quella sbandierata da chi dell’antimafia ha fatto un veicolo di carriera politica senza mai sognarsi di rimuovere le dinamiche che sono alla base del vivere mafioso.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana

 
gennaio 2005

PALERMO…

In seguito a un banale incidente stradale, un uomo di trentasette anni, sposato con figli, è stato brutalmente picchiato fino alla morte. In pieno giorno, in una strada di Palermo.
Ormai da diversi anni si tenta di conferire a questa città un’aura di rispettabilità e normalità ritagliandole un vestito buono, un "abito della festa" da poter indossare ogni giorno ma che risulta sempre più stretto e scomodo.
Questa scomodità nasce dall’ipocrisia con la quale insigni e rispettabili personaggi del mondo politico e della società cosiddetta civile hanno cercato di fornire un ritratto rassicurante di Palermo.
Dietro il maquillage di parte del centro storico, dietro la riapertura del Teatro Massimo, dietro l’organizzazione di concerti, sfilate di moda, grandi eventi mondani o conferenze internazionali in cui si dichiara che la mafia è stata sconfitta, si cela una Palermo cruda, mortale, priva di speranza. Una Palermo che in molti conoscono ma che è difficile da guardare perchè il suo volto è fatto di miseria, degrado, violenza.
E’ curioso constatare che mentre a Palermo si muore ammazzati per niente, il sindaco Cammarata si affretti nel precisare che certi episodi non possono rappresentare una città intera. Ma è ancor più curioso apprendere della sua nuova ordinanza, con la quale cacciare da via Ruggero Settimo tutti i soggetti ritenuti indesiderabili. E’ così che si proteggono gli occhi delicati della Palermo dabbene, intoccabile – perchè compenetrata con la mafia e i poteri forti -, che lavora passeggia e consuma nel salotto buono della città.
Tutto il resto è periferico e passa in secondo piano.
Emergenze sociali, disoccupazione, malaffare, criminalità organizzata, violenza suburbana semplicemente non esistono se ci si convince che Palermo è una città normale.
Ce ne convinciamo con difficoltà, perchè all’Albergherìa (e non solo) i bambini continuano ad essere abusati e i palazzi continuano a crollare; perchè per strada ci si accoltella a morte in agguati mafiosi come a Borgo Vecchio (e a poco servono i blitz polizieschi con tanto di elicotteri che volteggiano sul quartiere) e può anche capitare che un ragazzino venga colpito durante una sparatoria a Ballarò.
Tutto questo succede a Palermo, ed è per noi impossibile girarci dall’altra parte perché far finta di niente, pensando che in realtà va tutto bene, significa rendersi complici di tutto questo.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana

Ottobre 2004

AUTOGESTIRE IL FUTURO

Il crollo della palazzina all’Albergherìa, in pieno centro storico a Palermo, è il drammatico segnale del malessere di un intero quartiere e di tutta una città.
Sono centinaia i palazzi fatiscenti, lasciati a marcire dall’incuranza dei privati e dell’amministrazione comunale: i primi si limitano spesso a tenere gli appartamenti in condizioni miserevoli per darli in affitto agli immigrati, l’ente pubblico invece preferisce impegnarsi nel risanamento di alcune aree destinate alla nuova borghesia palermitana che riscopre il centro con i suoi locali attraenti e le luci soffuse.
Nel mezzo ci sono i bisogni reali della gente che vengono calpestati continuamente: innumerevoli appartamenti che a Palermo potrebbero soddisfare le esigenze di migliaia di indigenti, disoccupati, invalidi, anziani e intere famiglie vengono lasciati colpevolmente in uno stato di abbandono inconcepibile. Beni immobiliari confiscati alla mafia sono lasciati vuoti a prender polvere mentre la gente rivendica il diritto ad una vita dignitosa.
Crollano le palazzine e aumenta il degrado, la precarietà, l’incertezza in un quartiere prigioniero del ricatto del bisogno. Un quartiere che ancora una volta è lo specchio più fedele del malessere di tutta Palermo.

E’ tempo di riacquistare dignità e lottare per i propri diritti.
Non è concepibile che le case del centro storico di Palermo si sbriciolino dopo le prime forti piogge.
Non possiamo accettare la colpevole noncuranza di chi pretende di occuparsi dei problemi di questa città.
Non è ammissibile che mentre si spendono palate di soldi per festini e pranzi di gala, non si trovi mai una lira per i servizi sociali e il recupero dei quartieri popolari.
Bisogna riprendere in mano la nostra vita, perché l’unica cosa che deve crollare non è il tetto sulla nostra testa, ma la logica del potere e tutti i mostri che produce.

Federazione Anarchica Siciliana – Nucleo “Giustizia e Libertà”