Guarda il video dell’irruzione della polizia nella fumetteria Altroquando di Palermo:
Leggi il comunicato di solidarietà del Coordinamento Anarchico Palermitano:
http://coordanarchicopa.blogspot.com/2010/10/solidarieta-ad-altroquando.html
Guarda il video dell’irruzione della polizia nella fumetteria Altroquando di Palermo:
Leggi il comunicato di solidarietà del Coordinamento Anarchico Palermitano:
http://coordanarchicopa.blogspot.com/2010/10/solidarieta-ad-altroquando.html
un film di TELEIMMAGINI?
GIOVEDI 29 LUGLIO ORE 21
CIRCOLO LIBERTARIO, VIA LUNGARINI 23
(DALLE 19, APERITIVO ROSSO E NERO)
Nel cinquantesimo anniversario dei tragici fatti dell’8 luglio 1960, il Coordinamento Anarchico Palermitano promuove e organizza per giovedi 8 luglio un presidio informativo a piazza Verdi a partire dalle ore 17.
Gli anarchici parteciperanno poi al corteo celebrativo indetto dal Circolo “Francesco Vella” del Partito della Rifondazione Comunista, con le bandiere listate a lutto.
Di seguito, articolo a firma di Piero Riggio de L’Agitazione del Sud, giornale anarchico stampato a Palermo, numero di agosto-settembre 1960.
Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana
Leggi il volantino su: http://coordanarchicopa.blogspot.com/2010/07/di-stato-si-muore.html
***
(http://carmelolucchesi.wordpress.com/luglio-60/immagini-luglio-60/palermo-8-luglio-1960/)
L’attacco concentrico da parte del mondo politico ed ecclesiastico al diritto d’aborto e alla legge 194 si è fatto negli ultimi tempi sempre più feroce e insistente.
Le frange più reazionarie dell’attivismo cattolico sono arrivate a sabotare dal suo interno perfino il sistema sanitario, con l’invasione dei consultori pubblici da parte di soggetti organizzati (come il Movimento per la vita) che a poco a poco hanno reso quasi impraticabile una libera fruizione delle strutture che sono a disposizione di tutte le donne, delle coppie e delle famiglie al punto che è sempre più difficile trovare medici disposti a operare l’interruzione di gravidanza, perché se non ci si allinea alla lobby cattolica diventa impossibile fare carriera.
In tutti questi anni la vergognosa propaganda delle gerarchie ecclesiastiche ha monopolizzato il dibattito politico con la menzogna secondo cui la vita comincia dal concepimento e, dunque, l’aborto è un omicidio in piena regola: per i preti e per i loro baciapile ogni donna che voglia decidere in piena autonomia se essere o non essere madre va considerata un’assassina. Questa infame criminalizzazione delle donne è un attacco alla loro dignità, alla loro libertà, alla loro autodeterminazione, al loro diritto a essere felici e a decidere sul proprio corpo. Il potere religioso – che si basa su una concezione patriarcale e maschilista dei rapporti sociali – cerca di interferire negli stili di vita e nell’intimità delle donne attaccandone direttamente il corpo e il potenziale di libertà che esso esprime. Perché i preti non possono tollerare che una donna viva la sua vita senza l’obbligo di essere madre o moglie, senza le frustrazioni che la Chiesa vorrebbe imporre alla società con la sua morale bigotta che condanna non solo il diritto all’aborto ma anche la stessa contraccezione. Sul fronte opposto, il rischio maggiore proviene dallo strapotere che la medicina e la scienza di fatto esercitano sugli individui senza che da parte della società vi sia un effettivo controllo: la deriva scientista è altrettanto pericolosa non solo per le donne – sulle quali si sperimenta di tutto – ma per tutti noi, dal momento che è necessario vigilare e contrastare le tentazioni eugenetiche e totalitarie con cui è possibile creare in laboratorio esseri perfetti.
Il potere politico torna all’assalto della libertà delle donne perché, di fatto, è la libertà di tutti che viene messa in discussione ogni giorno: disoccupazione, precarietà, criminalizzazione del dissenso, ossessione della sicurezza, controllo sociale, razzismo, discriminazione sessuale e di genere, revisionismo sono solo alcuni degli aspetti con cui lo Stato esercita il suo dominio.
Con la campagna elettorale appena avviata, il ceto politico sfrutta la questione di genere banalizzando il dibattito in maniera indecente: "parità", "quote rosa", "rappresentanza" sono solo le vuote espressioni dell’ipocrisia di chi non ha nulla da dire e si candida, per l’ennesima volta, alla guida del paese per condizionare le nostre vite e garantirsi i suoi privilegi.
I tempi sono così difficili che, per noi, la lotta in difesa della legge 194 è certamente importante ma costituisce una battaglia di resistenza. Infatti, l’arretramento e il degrado che caratterizzano la nostra società in termini di coscienza e di autonomia sono talmente gravi che sembra inevitabile dover difendere diritti che sembravano ormai acquisiti.
La vera scommessa, per tutte le donne e per tutti gli uomini, è quella di non fermarsi a questo ma di rilanciare la sfida contro lo stato, la Chiesa e il capitale, contro il patriarcato e il maschilismo, contro il fascismo vecchio e nuovo riappropriandoci delle nostre vite e della nostra libertà, lottando senza sosta contro tutti i poteri che mirano a dirigere le scelte pubbliche e private.
È per questo che, come sempre, facciamo appello all’astensionismo rivoluzionario contro ogni delega, contro ogni gerarchia, per la libertà e l’uguaglianza di tutte e tutti!
Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione "Delo Truda" Palermo
C’è una guerra quotidiana che si consuma, da sempre, in tutto il mondo.
È la guerra scatenata contro le donne di ogni età e di ogni latitudine, una guerra fatta di soprusi, di violenze fisiche e psicologiche, di ingiustizia ed esclusione.
In questi giorni isterici in cui il sistema politico e i poteri forti cercano di terrorizzare la società puntando il dito sugli immigrati accusandoli di essere la causa di tutti i problemi del paese, noi anarchici vogliamo invitare a un’ulteriore riflessione, prendendo spunto da alcuni dati.
Da una ricerca Eures emerge che un omicidio su quattro avviene tra le mura domestiche: il 70% delle vittime sono donne e in otto casi su dieci l’autore è un uomo.
L’Istat, in una recente indagine, rileva che quasi 7 milioni di donne tra i 16 e i 60 anni sono state oggetto di violenza fisica o sessuale nella loro vita, mentre altri 7 milioni hanno subito una violenza psicologica: nella maggior parte dei casi l’autore è il partner o l’ex, come nel 69,7% degli stupri.
Il 95% delle violenze non viene denunciato. Negli ultimi sei mesi sono state uccise 57 donne.
Il posto più pericoloso per una donna è la propria casa, e i soggetti più pericolosi per la sua incolumità sono quelli con cui vive giorno per giorno: padri, mariti, amanti, fratelli.
Ciò significa che non è cambiato molto nelle relazioni tra i sessi, e che la donna continua a essere considerata uno strumento per la soddisfazione delle esigenze di dominio da parte dei maschi. Questa logica maschilista, figlia di un patriarcato che è ancora duro a morire, è all’origine della grave subalternità in cui le donne sono costrette a vivere in tutti i settori della
vita pubblica e privata. Nella società dominata dagli uomini, il corpo delle donne viene costantemente mercificato e sfruttato e l’unico modello di donna che si vuole imporre attraverso i mezzi di comunicazione è quello della svampita tutta curve e niente cervello. In questo occidente "democratico" e "progressista" il dominio maschilista sul corpo delle donne si misura anche nella pretesa da parte delle gerarchie ecclesiastiche di controllare l’autodeterminazione di ogni donna attaccando il diritto alla maternità e a una sessualità matura e consapevole. Così come la tradizione e il fondamentalismo mussulmano costringono le donne alla mortificazione della loro identità e del loro corpo, allo stesso modo la tradizione e la Chiesa cattolica vorrebbero che le donne fossero delle macchine da procreazione senza libertà e senza diritti. Nei luoghi di lavoro, la disparità tra donne e uomini è del tutto evidente, sia nelle differenze di retribuzione, sia nella disuguaglianza per l’accesso alle risorse. In questo senso, la differenza di genere si affianca a una differenza di classe che ci dà la misura di quanto grave sia la condizione delle donne nella vita economica e sociale.
Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione "Delo Truda" Palermo