INFAMIA E PREGIUDIZIO

 

Ci sembra quanto mai significativa la vicenda di Maria Feraru, cittadina rumena di etnia Rom, ingiustamente arrestata in seguito alla falsa testimonianza di una donna italiana che l’aveva accusata di aver tentato di rapire un bambino sul litorale di Isola delle femmine, vicino Palermo. L’accusa della bagnante siciliana era mossa – per sua stessa ammissione – dal pregiudizio nei confronti degli zingari. Questo episodio, che dovrebbe far vergognare tutti coloro i quali – soprattutto in Sicilia – trattano le persone giudicandole preventivamente sulla base dei più bassi istinti razzisti e xenofobi, ci offre uno spaccato del progressivo arretramento culturale di Palermo, sempre più prigioniera delle sue fobie e della sua ipocrisia.
Martellanti campagne politiche e mediatiche di livello nazionale e locale sono riuscite nell’intento di creare anche a Palermo una psicosi da insicurezza sociale, una sindrome che induce a invocare maggiore controllo del territorio e una maggiore presenza di polizia per meglio contrastare la criminalità dilagante. Il più delle volte gli obiettivi privilegiati di questo zelo securitario sono, manco a dirlo, proprio gli immigrati e gli stranieri, soggetti su cui è facile scatenare colpe di ogni tipo soprattutto quando a essere sporca è la coscienza di questa città e di chi la governa.
Una città in cui, anziché gridare al ladro di bambini zingaro, si farebbe meglio a scavare nel ventre oscuro in cui la violenza sui minori è sempre presente tra le pieghe della povertà e del malessere di ampi strati della società palermitana.
È comunque vero che a Palermo c’è un’emergenza criminalità: a esserne responsabile è, oggi come sempre, Cosa nostra, che non ha mai smesso di dominare la vita di questa città e dei suoi abitanti.
A Palermo la mafia è tornata ad ammazzare per le strade nel riassestamento dei suoi equilibri di potere e della sua gerarchia interna. A Palermo la mafia continua a taglieggiare commercianti e imprenditori senza rinunciare ad azioni di devastazione e terrorismo più o meno eclatanti per far capire chi davvero comanda in questo territorio. Un territorio in cui i bisogni sociali sono ancora tanti e gravissimi, come quello della mancanza di lavoro e della fame di case, per non parlare poi dell’approvvigionamento idrico o dei servizi sociali minimi, del tutto assenti.
Per rispondere a queste emergenze, la classe politica che amministra Palermo ha predisposto delle vere e proprie soluzioni finali: ad esempio, per i cittadini che non hanno un posto sicuro in cui vivere si è allestito un "centro di permanenza temporanea" in periferia, con tanto di container in cui sistemare sfrattati e senza casa. Come a dire: lontani dagli occhi, lontani dal cuore.
Ma nel futuro della Palermo che verrà c’è anche la realizzazione dell’inceneritore di Bellolampo, una struttura nociva, inquinante e assassina che lungi dal risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti costituirà un’emergenza permanente per la salute nostra e per quella delle prossime generazioni che rischieranno di ammalarsi di tumore per il solo fatto di mettere il naso fuori di casa.
Ecco cosa è oggi Palermo: una città che pur di non sbarazzarsi degli apparati di potere politici e mafiosi che da sempre ne spartiscono la gestione, preferisce puntare il dito contro i più deboli individuando di volta in volta i capri espiatori più adatti per nascondere l’irrimediabile criminalità del potere che continua a disegnarne a sua immagine e somiglianza il volto grottesco
.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana

PORRAJMOS – Lo sterminio nazista degli zingari

MERCOLEDI 25 OTTOBRE, ORE 16
SCUOLA ELEMENTARE STATALE "A. DE GASPERI" – PALERMO
PIAZZA A. DE GASPERI, 24

PORRAJMOS
Lo sterminio nazista degli zingari

Conferenza e dibattito con:

dott.ssa Giovanna Granata (dirigente scolastico)

Irene Abbate (insegnante responsabile del progetto "integrazione Rom")

Paolo Finzi (redattore di A-rivista anarchica)

Mario Azzolini (giornalista Rai)

Sarà proiettato il film «A forza di essere vento»

 

SOLIDARIETA’ AL COMITATO DI LOTTA PER LA CASA “12 LUGLIO”

Ha proprio un bel coraggio, il sindaco Cammarata, a offendere il Comitato di Lotta per la Casa "12 luglio" di Palermo colpevole, a suo dire, di usare violenza nei confronti della città occupando la cattedrale. E’ un evidente segno di nervosismo, perché non entra volutamente nel merito della questione.
Da diversi anni il Comitato di lotta per la casa "12 luglio" propone con chiarezza e determinazione una serie di interventi per risolvere concretamente e alla radice il drammatico problema della casa a Palermo: la mancanza di case colpisce migliaia e migliaia di famiglie da troppo tempo ormai. Questa situazione insostenibile viene da lontano, e più precisamente da tutte le politiche che hanno consentito l’aumento esponenziale e senza controllo del costo degli affitti; la possibilità concessa alle società immobiliari e ai padroni di casa di tenere sfitti migliaia di appartamenti per gonfiare il loro prezzo sul mercato; il mancato riconoscimento del diritto alla casa come elemento fondamentale e necessario del benessere di ogni individuo e di ogni gruppo. E la possibilità di sviluppare un’adeguata edilizia popolare è stata stroncata dalla volontà di garantire gli interessi dei grossi proprietari immobiliari.
E’ sempre stata attuata una precisa volontà di mantenere il problema casa nell’ambito dell’emergenza per poterla gestire in termini elettoralistici e clientelari, cavalcando il bisogno della gente. In questi anni la lotta del Comitato "12 luglio" è risultata scomoda e fastidiosa per i poteri forti perché ha toccato, in maniera autonoma e indipendente, uno dei nervi più scoperti del malaffare di questa città, proponendo costruttivamente l’utilizzo degli innumerevoli alloggi sequestrati alla mafia che aspettano solo di essere abitati da chi ha bisogno di una casa. Comune, prefettura e agenzia del demanio continuano a scaricarsi vicendevolmente le loro responsabilità, accampando scuse inesistenti e lamentando croniche assenze di fondi, quegli stessi fondi che si riesce a trovare per organizzare festini, ristrutturare palazzi storici a uso e consumo dell’alta borghesia e per fare del centro storico di Palermo un salottino – estraneo e avulso dal resto della città – pieno di turisti e giovani rampanti.
Chi governa e chi comanda questa città comprende che il Comitato di lotta per la casa "12 luglio" è una struttura di base che non si può addomesticare con l’elemosina interessata di chi vuole solo sudditi da schiacciare con il ricatto del bisogno.
Noi continueremo a dare la nostra solidarietà militante alle famiglie del Comitato e alla loro lotta; da anarchici, sosteniamo questo conflitto che si esprime autonomamente e senza mediazioni: è in questo modo che si gettano le basi per un’organizzazione sociale nuova in cui autogoverno e autogestione del territorio prendono il posto del malaffare, dello sfruttamento e della criminalità del Potere.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo

MANIFESTO ANTIRAZZISTA

CONTRO LO STATO E IL CAPITALE

DENUNCIAMO
  • tutte le leggi razziste, che limitano la libertà di movimento e calpestano la dignità degli immigrati
  • gli stati e i governi, che con le loro politiche mirano all’esclusione umana e sociale degli immigrati
  • i centri di permanenza temporanea, i lager del secondo millennio
  • chi gestisce i centri di permanenza temporanea, perché si arricchisce sulla sofferenza altrui
  • i muri e le frontiere dell’Europa, che causano la morte di migliaia di persone
  • precariato e flessibilità, che spianano la strada allo sfruttamento dei lavoratori, immigrati e non
  • il caporalato e le mafie, che schiavizzano i lavoratori approfittando delle leggi razziste che negano qualsiasi diritto e qualsiasi tutela per i lavoratori
VOGLIAMO
  • la libertà di movimento per chiunque: tutti hanno diritto di vivere e lavorare ovunque nel mondo!
  • la solidarietà internazionalista, contro ogni razzismo e per una solidarietà tra lavoratori italiani e stranieri perché il nemico è il padrone, non l’immigrato!
  • l’autogestione dell’accoglienza e la costruzione di reti di mutuo appoggio
  • la gratuità dell’accoglienza costruita dal basso, senza mediazioni della chiesa o di enti che lucrino sul bisogno della gente
  • un’Europa aperta e solidale, che non spari sui migranti alle frontiere, e che non li affondi speronandoli in mare aperto
  • la stabilità del lavoro e il rispetto della sicurezza nei luoghi di lavoro, perché non vogliamo più gente che muore mentre si guadagna da vivere
  • l’autogestione delle lotte, l’autonomia del movimento antirazzista, il rilancio delle mobilitazioni per la libertà contro ogni frontiera
  • la rivoluzione sociale, per scrollarsi di dosso il peso dei parassiti che da sempre succhiano il sangue dei lavoratori e degli oppressi: lo stato e il capitale.
  • la libertà e l’uguaglianza di tutte e tutti, l’autogestione, l’Anarchia!
Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo

IMMONDIZIA

Il governo della Regione siciliana ha stabilito la realizzazione di un inceneritore in località Bellolampo e i lavori per la sua costruzione sono già iniziati.
Da molti anni si parla di inceneritori, in Italia e non solo, e sull’opportunità di bruciare le enormi quantità di rifiuti e immondizia che non si riescono più a gestire.
Ciò che è certo, è che gli impianti che bruciano i rifiuti (gli inceneritori) sono delle vere e proprie bombe chimiche realizzate vicino ai centri abitati: distruggere con il calore rifiuti di ogni genere significa sprigionare pericolose quantità di sostanze nocive (come la diossina) nell’aria, la stessa aria che respiriamo tutti. Con l’inceneritore a Bellolampo la città di Palermo verrà avvelenata a poco a poco dai fumi – invisibili e subdoli – prodotti dalla bruciatura della sua stessa immondizia. Una specie di tragico contrappasso voluto dalla classe politica e dalle lobby affaristiche e mafiose che nell’immondizia fiutano l’odore di guadagni infiniti per la costruzione e la manutenzione di opere assurde come questa.
A loro i soldi, a noi tumori e inquinamento permanente.
Fermare la costruzione dell’inceneritore a Palermo è ancora possibile, ma è necessario che sia una lotta realmente voluta da tutti. Così come per la TAV e per tutte le “grandi opere” volute solo da chi governa, la classe politica impone le sue decisioni sulla collettività senza curarsi minimamente dei diritti, degli orientamenti e della stessa salute dei cittadini.
Bisogna prendere coscienza di questo e intraprendere un percorso di lotta che parta dal basso, che rifiuti deleghe e mediazioni, voluto e portato avanti dalla gente di Palermo.
Primo passo per ridurre la quantità di rifiuti da smaltire sarebbe una seria, continua, completa strategia di raccolta differenziata, con il conseguente recupero di risorse e materie prime, con un incremento occupazionale necessario nel settore.
Sicuramente , l’ecomafia e le lobby affaristiche mafiose preferiscono la costruzione di un mega inceneritore, dove tutto può finire inghiottito e sparire, e una gestione pubblico-privata, di cui è facile immaginare che fine faranno gli utili (ai privati) e le spese (alla collettività)!
Occorre uscire da queste logiche clientelari e speculative dei servizi: la nostra salute e il nostro benessere non sono in vendita.
Ma è di vitale importanza uscire da questo folle girotondo consumistico, produrre meno immondizia, assumersi ciascuno un pezzetto di responsabilità nella gestione quotidiana: ridurre l’uso della plastica (piatti, posate, bicchieri, sacchetti, ecc.), riutilizzare le cose di ogni giorno, separare i rifiuti in vetro dalla carta e la carta dalla plastica, migliorare la manutenzione delle cose che ci circondano per evitare di buttare tutto e subito.
Questi sono solo alcuni esempi di come sia possibile modificare o cambiare radicalmente l’approccio consumistico che sta alla base della produzione infinita di immondizia.
Il capitalismo induce proprio a questo: consumare e buttar via per poi ricomprare, e così via.
Sporcare e inquinare significa abusare dell’ambiente e della natura: è una logica autoritaria e incosciente che distrugge il mondo ogni giorno che passa.
E, non dimentichiamolo, il mondo è di tutti: il mondo siamo noi.

Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo

ALLA LIBERTÀ CON LA LIBERTÀ

Il fascismo e il nazismo sono tornati.
In tutta Italia non si contano più gli attentati fascisti a sedi politiche e sindacali, i pestaggi e le aggressioni ai danni di immigrati, gay, barboni, esponenti di altre aree politiche. Oggi come ieri, il fascismo unisce il randello e il doppiopetto, complicità istituzionali e demagogia nazionalista e xenofoba: in parlamento i picchiatori di ieri si sono riciclati nelle nuove vesti della destra istituzionale e democratica mentre le canaglie di sempre continuano a fare i lavori sporchi che i loro sponsor politici non possono (ancora) fare.
Coloro che di giorno inneggiano a Mussolini e di notte aggrediscono persone indifese godono di piena agibilità tanto da potersi presentare alle elezioni e tenere i loro lugubri comizi e le loro ignobili marce militaresche.
Le velleità golpiste di Berlusconi e dei suoi scagnozzi sono speculari alla miseria di una sinistra che già litiga per accaparrarsi più poltrone possibili nella spartizione delle cariche istituzionali. Non c’è di che stupirsi se si pensa che i primi a sdoganare fascisti e repubblichini, equiparandoli ai partigiani e svilendo il valore della Resistenza, sono stati proprio gli esponenti del centrosinistra degni eredi di quel Palmiro Togliatti, già mandante di molti omicidi di antifascisti nella Spagna rivoluzionaria del ’36-’39, che con l’amnistia generale dell’immediato dopoguerra permise a centinaia di gerarchi e massacratori fascisti di riacquistare la libertà e reintegrarsi nel nuovo stato repubblicano rioccupando i posti di potere come se nulla fosse accaduto. Se oggi i fascisti possono governare e si permettono di dare agli altri lezioni di libertà e democrazia è solo perché sessant’anni fa i quadri dirigenti dei partiti del Comitato di Liberazione Nazionale – in nome di una presunta pace sociale – vollero castrare ogni potenzialità rivoluzionaria che la lotta di Liberazione aveva avuto, tradendo così migliaia di sinceri antifascisti che avrebbero voluto debellare radicalmente il fascismo.
Parlare di Resistenza diventa oggi fondamentale in un quadro di repressione generalizzata.
Ogni opposizione sociale è ormai pesantemente criminalizzata, qualsiasi pensiero non omologato è di per sé oggetto delle pelose attenzioni degli apparati di repressione.
In un momento in cui la democrazia rappresentativa ha già mostrato tutti i suoi limiti e le sue ipocrisie, in molti non trovano niente di meglio che aggrapparsi alla difesa della carta costituzionale come baluardo contro l’ascesa del neofascismo e dell’autoritarismo berlusconiano.
Ed è così che si svuota l’idea stessa di Liberazione, mortificandola e imbalsamandola negli angusti rituali delle commemorazioni bipartisan e degli appelli all’unità nazionale.
L’antifascismo non vive nelle leggi di una Repubblica nata dal compromesso e dall’inganno.
Il modo migliore per rendere omaggio alla lotta di Liberazione e alle donne e agli uomini che combatterono contro la tirannide nazifascista è far rivivere quelle aspirazioni nelle lotte per l’uguaglianza, l’emancipazione, la giustizia sociale, nel pensiero e nell’azione di ogni giorno della nostra vita.
Essere antifascisti oggi significa rinunciare a ogni compatibilità, affrontare la natura intimamente autoritaria di ogni istituzione: oggi lo Stato democratico precarizza il lavoro; sbatte in galera gli antifascisti e garantisce politicamente i fascisti; rinchiude nei campi di internamento gli immigrati; favorisce le scuole e gli ospedali privati e penalizza i servizi pubblici; dichiara le guerre e occupa militarmente gli altri paesi.
Proprio come quando c’era il fascismo.
Il nostro antifascismo è lotta per la libertà contro ogni autoritarismo, contro ogni potere, contro ogni discriminazione. Ad altri lasciamo ben volentieri il tempo di commemorare i simulacri della democrazia.
Noi preferiamo riempire il ricordo della Resistenza con la nostra rivoluzione quotidiana.

ANTIFASCISTI ANARCHICI

A GIUSEPPE PINELLI FERROVIERE ANARCHICO UCCISO INNOCENTE NEI LOCALI DELLA QUESTURA DI MILANO IL 15-12-1969

Quanto sta accadendo nelle ultime settimane in Italia costituisce un segnale molto chiaro dell’involuzione autoritaria del paese.
I toni inequivocabili della strategia della tensione si rinnovano ancora una volta seguendo un copione consolidato.
L’ignobile sostituzione della storica lapide commemorativa dedicata a Giuseppe Pinelli operata con un vigliacco colpo di mano dal sindaco di Milano Albertini (Forza Italia) dimostra che è sempre più concreto il tentativo di riscrivere la storia di questo paese.
I fascisti che oggi sono al governo, questi assassini che da sempre assolvono la naturale funzione di manovali della borghesia, di picchiatori ed esecutori di stragi si permettono oggi – a quasi quarant’anni di distanza – di mistificare sulla verità della morte del compagno Pinelli, pensando di poter occultare i simboli condivisi della lotta antifascista e dell’opposizione popolare alla strage di Stato.
Le dichiarazioni rilasciate su questa vicenda dal giudice D’Ambrosio (Democratici di Sinistra) agli organi di stampa sono raccapriccianti. Il candidato al Senato dell’Ulivo ammette oggi che Pinelli fu effettivamente «vittima di una macchina repressiva messa in moto su indicazione del governo per indicare negli anarchici i colpevoli» della strage di Piazza Fontana. Questo infame personaggio che liquidò, da magistrato inquirente, l’uccisione di Pinelli con l’improbabile motivazione del "malore attivo" (passata alla storia come uno degli esempi più grotteschi dell’ipocrisia statuale) cerca di rifarsi una verginità che non avrà mai.
Se a questo aggiungiamo la gravità della repressione che ha colpito gli antifascisti milanesi maturata in un clima di pesantissima criminalizzazione del dissenso che a destra come a sinistra attraversa tutto l’arco parlamentare, ci si rende conto di come gli apparati dello Stato vogliano spazzare via a colpi di provocazione ogni opposizione sociale e la ricchezza della memoria storica.
Il clima della campagna elettorale è intriso di un veleno che ha il sapore di una voglia di ordine dittatoriale: il linguaggio del dibattito politico trasuda l’ossessione compulsiva mirata alla conquista permanente del potere. Sono tutti elementi già visti e che non vanno sottovalutati.
La sostituzione della lapide dedicata a Pinelli è un tentativo di riaccendere la miccia per scatenare la tensione nella città di Milano dopo i fatti dei giorni scorsi. Si tratta dell’ennesima provocazione con la quale i poteri forti vogliono giustificare una restaurazione autoritaria del paese per la cui guida il Centrodestra e il Centrosinistra si contendono il consenso dei ceti moderati: non c’è spazio, dunque, per tutto ciò che si pone in termini alternativi e antagonisti a questo grande progetto politico-elettorale.
È bene che Stato, magistrati, guardie e fascisti si convincano, una volta e per tutte, che il ricordo di Giuseppe Pinelli vive e vivrà sempre nelle lotte delle anarchiche e degli anarchici per la costruzione di una società di libere/i ed uguali.
Le lapidi posso anche essere rimosse, ma le nostre idee vivono e vivranno per sempre.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo

ARIA

L’aria che si respira è cattiva.
Gli stati e il capitalismo esercitano il loro dominio con la menzogna: le guerre vengono dichiarate come missioni di pace; la devastazione dell’ambiente viene propinata come progresso; la precarietà e la disoccupazione sono spacciate per flessibilità e opportunità.
Sempre più numerosi, gli immigrati abbandonano il sud del mondo, depredato e sfruttato dai governi e dalle multinazionali occidentali, per cercare una possibilità.
Ma qui da noi, l’immigrato è il capro espiatorio sul quale riversare tutta l’ipocrisia di un ingranaggio assassino: sui giornali e nelle parole dei politici lo straniero è pericoloso, delinquente, clandestino, terrorista. Ma se c’è da spaccarsi la schiena a costo zero in un cantiere o in un campo di pomodori, lo straniero fa comodo. Fa comodo al padrone e al politico.
Per noi non ci sono stranieri. L’unica cosa che sentiamo straniera è la logica dell’esclusione, dello sfruttamento e della discriminazione.
Tra il 1998 e il 2001, Centrosinistra e Centrodestra hanno messo a punto una legislazione che annienta la vita di ogni immigrato/a.
In Italia gli immigrati sono schiavi per legge, e la clandestinità è una condizione inevitabile che ti rende vulnerabile al continuo ricatto del datore di lavoro perché non hai diritti.
In Italia gli immigrati vengono internati nei Centri di Permanenza Temporanea, i lager del nuovo millennio. Vengono umiliati, picchiati, deportati in massa.
Alle frontiere dell’Europa le polizie sparano sugli immigrati, li fanno affondare a bordo delle loro precarie imbarcazioni, oppure – quando è il caso – chiudono un occhio per favorire i traffici dei mafiosi che gestiscono i viaggi e gli sbarchi: stati e mafie, due facce dello stesso potere.
Non c’è contraddizione tra i diritti degli italiani e quelli degli stranieri.
La precarietà ci opprime tutti allo stesso modo.
La vera contraddizione è nell’ipocrisia del potere, nella falsità di una democrazia che non può garantire nessuna giustizia sociale. Sappiamo benissimo che gli interessi di ogni classe dominante, di qualunque colore politico, sono diametralmente opposti ai desideri di vita e di libertà delle donne e degli uomini che in tutto il mondo subiscono quotidianamente l’oppressione e la discriminazione

Noi vogliamo libertà e uguaglianza, ora. Per tutte e tutti, ovunque.
Vogliamo un mondo in cui non conta il luogo in cui nasci per poter aspirare a una vita autonoma e consapevole.
Noi vogliamo costruire una società in cui ciascuno/a sia libero/a di progettare la propria esistenza insieme agli altri e non contro gli altri.
Essere contro ogni razzismo, significa sbarazzarsi di tutte le barriere fisiche e culturali perché è proprio su queste barriere che gli stati e i governi fondano la loro pretesa di dominio.
È tempo di respirare un’aria migliore: quella della libertà, dell’autogestione, dell’anarchia!

Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo
Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana

Venaus, 8 dicembre – Comunicato anarchico

La gente della Val di Susa ha vinto la sua prima battaglia.



Alla luce del sole, gli abitanti della valle si sono ripresi la terra che poliziotti e carabinieri gli avevano sottratto due giorni fa con il favore delle tenebre.



Quarantamila persone, o forse più, hanno marciato unite, hanno trovato il coraggio nelle loro ragioni, hanno fronteggiato l’arroganza e la violenza scomposta del potere, e hanno vinto così la battaglia di Venaus. Siamo felici e orgogliosi.



Il governo continua a blaterare usando lo spauracchio delle infiltrazioni eversive nella protesta popolare. Come al solito, il potere cerca di dividere e imperare, di suscitare sospetto criminalizzando la lotta e distinguendo tra manifestanti buoni e manifestanti cattivi.



Quella di Berlusconi, Pisanu e degli altri esponenti della maggioranza è una strategia di respiro corto, tipica di chi è in affanno in una situazione ormai ingestibile.



Il Centrosinistra è altrettanto imbarazzato, diviso tra opportunisti che cercano di cavalcare le ragioni della protesta e reazionari che non faticano a solidarizzare con le forze dell’ordine difendendo a spada tratta il progetto del TAV.



Parafrasando le parole del ministro Lunardi, vogliamo rassicurare tutti affinché governo e opposizione si mettano il cuore in pace: gli anarchici sono nella lotta in Val di Susa perché ci potete trovare in tutte le lotte per la libertà, l’uguaglianza, l’autogestione del territorio e la sua difesa dai tentacoli del capitalismo e dello Stato.



Non ci nascondiamo e non ci siamo mai nascosti. Non colpiamo nel buio e non facciamo blitz.



Gli unici inflitrati, gli unici invasori, sono i poteri forti che vogliono distruggere la Val di Susa.



Sarà dura, ma andremo avanti con la gente di Venaus.





Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana


Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo

Solidarietà anarchica alle popolazioni della Val di Susa

In Val di Susa la violenza del Potere si è mostrata con tutta la sua inaudita ferocia.

Polizia e carabinieri hanno attaccato il presidio degli abitanti di Venaus che si oppongono alla devastazione della loro valle travolgendo tutto e tutti: donne e uomini, anche anziani, sono stati picchiati e insultati brutalmente dalle forze dell’ordine che hanno aggredito la gente cogliendola di sorpresa nel cuore della notte. Ai giornalisti presenti – picchiati anch’essi – è stato raccomandato di fotografare il meno possibile, mentre funzionari di polizia incitavano i loro uomini a "schiacciare" tutti con le ruspe.

La reazione degli abitanti della Val di Susa è stata, ancora una volta, generosa e solidale: l’autostrada, le strade statali e la ferrovia sono tuttora occupate e bloccate dai manifestanti; gli studenti sono scesi in piazza con i loro insegnanti; diverse fabbriche sono state occupate e i lavoratori stanno attuando scioperi spontanei e generalizzati.

A Torino, in Piemonte e in tutta Italia si moltiplicano le iniziative di solidarietà alla gente della Val Susa.

Compagne e compagni anarchici – da anni impegnati al fianco delle popolazioni aggredite dagli interessi incrociati dello Stato e del Capitale – stanno dando il loro contributo militante per sostenere la lotta di chi intende difendere la valle dalla cementificazione e dalla devastazione.

Le direttive del Ministero dell’Interno dimostrano chiaramente come quella della Val di Susa sia una lotta strutturale che intacca direttamente gli interessi vitali di un apparato di potere economico e politico che non riconosce alcuna ragione se non quella del profitto a tutti i costi.

Alla fine di novembre, ben settantamila persone sono scese in piazza per ribadire con fermezza le ragioni della loro lotta e per respingere tutti i tentativi di criminalizzazione perpetrati da chi – attraverso minacce e altre infamie – vorrebbe ridurre una lotta di popolo a una questione di ordine pubblico.

Con l’attacco squadrista di questa notte, lo Stato italiano svela la sua natura criminale con l’evidente sostegno dei suoi massimi rappresentanti: le dichiarazioni del Presidente della Repubblica nonché del Ministro delle Infrastrutture e di altri esponenti del governo sono gravissime ed eloquenti.

Allo stesso modo, le affermazioni degli esponenti dell’opposizione trasudano tutta l’ipocrisia e la cattiva coscienza di chi – come Prodi – ha concepito il progetto del TAV quando era al governo e adesso tenta di rifarsi una verginità politica sulla pelle delle persone.

Esprimiamo massima solidarietà alle popolazioni della Val di Susa e alla loro lotta.

Riconosciamo e apprezziamo le forti radici popolari di una lotta che si svolge negli stessi luoghi in cui donne e uomini contribuirono alla lotta di Resistenza contro il nazifascismo.

Sosteniamo e promuoviamo le ragioni e le rivendicazioni di una popolazione che attraverso la lotta dal basso ha dimostrato di saper riconoscere e prendere le distanze dalle chiacchiere e dalle false promesse dei politicanti di turno.

Invitiamo tutti coloro che hanno a cuore le ragioni delle popolazioni della Val di Susa a solidarizzare ovunque e attivamente con la loro lotta.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana

Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo