Solidarietà al Comitato di Lotta per la Casa “12 luglio”

Esprimiamo massima solidarietà e sostegno militante alle famiglie del Comitato di Lotta per la Casa "12 luglio" di Palermo.
In una città devastata dal malessere sociale in cui i bisogni delle persone vengono costantemente mortificati dall’inefficienza e dall’ignavia delle istituzioni, solo l’autorganizzazione di chi vive sulla propria pelle il disagio può portare a risultati concreti.
Dopo il sacco del secondo dopoguerra, Palermo si appresta a vivere una seconda speculazione edilizia che ha come oggetto il centro storico della città.
Bisogna impedire che il patrimonio comunale di case e locali sia svenduto ai privati, e che il progressivo recupero dei palazzi storici operato a colpi di ristrutturazioni e maquillage urbano sia realizzato ad esclusivo beneficio delle fasce più potenti e agiate del territorio.
L’emergenza è ancora esplosiva, e qualunque amministrazione non può non tenere conto della rabbia e della fermezza di chi reclama un diritto negato: la casa!

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo

LIBERIAMOCI DAI PADRONI, RIPRENDIAMOCI IL LAVORO!

1 Maggio 1886 – La Federazione Americana del Lavoro adotta una risoluzione storica secondo la quale a partire da questo giorno “le otto ore costituiranno la durata legale della giornata di lavoro”. Nella sola Chicago in 400.000 erano in sciopero. Questo era il centro principale delle agitazioni, e qui gli anarchici erano all’avanguardia del movimento dei lavoratori. Quando il primo maggio del 1886 gli scioperi per le otto ore paralizzano la città, una metà della manodopera della ditta McCormick esce dalla fabbrica. Due giorni dopo partecipano a un’assemblea di massa seimila lavoratori del legno, anch’essi in sciopero.

I lavoratori stanno ascoltando un discorso dell’anarchico August Spies a cui era stato chiesto di organizzare la riunione dall’Unione Centrale del Lavoro.

All’improvviso 200 poliziotti attaccano la folla con manganelli e revolver: uccidono uno scioperante, ne feriscono un numero indeterminato tra cui cinque o sei molto seriamente.

26 Aprile 2004 – Gli operai dello stabilimento FIAT di Melfi bloccano l’ingresso alla fabbrica per protesta. I metalmeccanici lottano contro le condizioni di lavoro nella fabbrica: 5000 provvedimenti disciplinari in un anno, licenziamenti dei delegati sindacali e turni massacranti la dicono lunga. Si susseguono manifestazioni, blocchi e trattative (fallite) con l’azienda, che firma accordi separati con i sindacati più amici. La polizia sceglie di difendere gli interessi padronali: quando 35 operai decidono di forzare i blocchi per recarsi a lavorare, la polizia li  scorta caricando pesantemente gli operai e ferendone 13.

Dopo più di un secolo le conquiste dei lavoratori, ottenute con grandi lotte e sacrifici, vengono attaccate dalla classe padronale che trova in questo governo il migliore garante degli interessi dei potentati economici. Un padronato sempre più aggressivo e arrogante detta ormai le sue leggi senza trovare ostacoli servendosi di uno Stato che, nelle sue varianti che si sono succedute al potere (centrodestra e centrosinistra), persegue un’unica linea economica e politica neoliberista ed antipopolare: privatizzazioni, utilizzo della forza lavoro nella forma usa & getta, fine del posto garantito e precarietà diffusa, cancellazione progressiva dei diritti rimasti, repressione del dissenso. Dal pacchetto Treu alla Legge Biagi, viene sancita la precarietà come unica condizione esistenziale. E con la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini gli immigrati vengono condannati all’esclusione sociale. Per finire, le risorse spese per fare la guerra sottraggono denaro ai salari, agli stipendi, alle pensioni, all’istruzione, alla sanità.

In un mondo dove non sai se ti colpirà prima il padrone, il governo o il sindacato-istituzione, dove il militarismo penetra nel tuo stesso posto di lavoro e nel tuo quartiere sporcando tutto con una dilagante cultura della guerra e delle morte, non vi sono alternative alla radicalizzazione dello scontro di classe.

L’azione diretta diventa l’unica strada percorribile: autodeterminazione dei lavoratori, riduzione degli orari di lavoro, difesa del diritto di sciopero senza ricatti legali, difesa della valenza pubblica di ogni tipo di lavoro, salvaguardia della sanità, previdenza e scuola pubblica, abolizione delle frontiere, rifiuto della precarizzazione, sistema pensionistico uguale per tutti: da qui bisogna ripartire, affinché il lavoro sia un’espressione di libertà.

Federazione Anarchica Siciliana – Nucleo “Giustizia e Libertà”

Palermo – Un Comitato scomodo

Il Comitato di Lotta per la Casa “12 luglio” di Palermo non piace a tutti.
Non piace ai politicanti di questa città, perché le famiglie che lo compongono non si prestano facilmente alle lusinghe o alle promesse in cambio di consenso elettorale.
Non piace a chi governa Palermo, perché le famiglie che lo compongono non hanno perso occasione di esprimere chiaramente il loro disprezzo nei confronti di chi le ignora, anche passando le notti davanti il municipio.
Non piace a molti uomini di Chiesa, perché le famiglie che lo compongono non hanno esitato a occupare la Cattedrale per far sentire le loro ragioni.
Non piace a molti poliziotti, perché le famiglie che lo compongono non travisano i loro volti durante le loro iniziative, anche se questo non le ha risparmiate dalla repressione a suon di manganelli.
Non piace all’Istituto Autonomo Case Popolari, perché le famiglie che lo compongono costringono la burocrazia di questo ente ad accelerare i tempi per dare la casa alle persone.
Non piace alla Prefettura, perché le famiglie del Comitato di Lotta per la Casa “12 luglio” non fanno altro che procurare grane al prefetto e ai suoi vicari: occupazioni, azioni dimostrative, conferenze stampa, cortei, tavoli tecnici per assegnare gli appartamenti: forse è per questo che ieri, durante una conversazione telefonica con una solerte funzionaria dell’entourage prefettizio, un membro del Comitato sia stato carinamente apostrofato con l’epiteto di “capobanda”.

Chi rivendica un diritto fondamentale quale è la casa, indicando nella riconversione dei beni immobiliari confiscati alle cosche la soluzione più facile e immediata per risolvere definitivamente questa grave emergenza sociale, non è un “capobanda”.
Capibanda sono i mafiosi che mettono in ginocchio questa città con la complicità di un’intera classe politica.
Capibanda sono tutti coloro i quali tengono sotto scacco le persone impedendo che certi problemi vengano risolti alla radice.
Capibanda sono quelli che, temendo percorsi di autorganizzazione dal basso, trattano le persone come criminali comuni.
Tutto quello che il Comitato di Lotta per la Casa “12 luglio” ha ottenuto finora, lo deve solo a se stesso e a nessun altro.
Tutto quello che è stato ottenuto a fatica dalle famiglie, è stato conquistato al prezzo di denunce, sgomberi e mistificazioni giornalistiche (opportunamente sbugiardate alla bisogna).
A noi il Comitato di Lotta per la Casa “12 luglio” piace moltissimo, proprio per questo.
Ed è dalla loro parte che continueremo a stare.

Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana

12/01/2004

AUTOGESTIRE IL FUTURO

Il crollo della palazzina all’Albergherìa, in pieno centro storico a Palermo, è il drammatico segnale del malessere di un intero quartiere e di tutta una città.
Sono centinaia i palazzi fatiscenti, lasciati a marcire dall’incuranza dei privati e dell’amministrazione comunale: i primi si limitano spesso a tenere gli appartamenti in condizioni miserevoli per darli in affitto agli immigrati, l’ente pubblico invece preferisce impegnarsi nel risanamento di alcune aree destinate alla nuova borghesia palermitana che riscopre il centro con i suoi locali attraenti e le luci soffuse.
Nel mezzo ci sono i bisogni reali della gente che vengono calpestati continuamente: innumerevoli appartamenti che a Palermo potrebbero soddisfare le esigenze di migliaia di indigenti, disoccupati, invalidi, anziani e intere famiglie vengono lasciati colpevolmente in uno stato di abbandono inconcepibile. Beni immobiliari confiscati alla mafia sono lasciati vuoti a prender polvere mentre la gente rivendica il diritto ad una vita dignitosa.
Crollano le palazzine e aumenta il degrado, la precarietà, l’incertezza in un quartiere prigioniero del ricatto del bisogno. Un quartiere che ancora una volta è lo specchio più fedele del malessere di tutta Palermo.

E’ tempo di riacquistare dignità e lottare per i propri diritti.
Non è concepibile che le case del centro storico di Palermo si sbriciolino dopo le prime forti piogge.
Non possiamo accettare la colpevole noncuranza di chi pretende di occuparsi dei problemi di questa città.
Non è ammissibile che mentre si spendono palate di soldi per festini e pranzi di gala, non si trovi mai una lira per i servizi sociali e il recupero dei quartieri popolari.
Bisogna riprendere in mano la nostra vita, perché l’unica cosa che deve crollare non è il tetto sulla nostra testa, ma la logica del potere e tutti i mostri che produce.

Federazione Anarchica Siciliana – Nucleo “Giustizia e Libertà”