L’attacco concentrico da parte del mondo politico ed ecclesiastico al diritto d’aborto e alla legge 194 si è fatto negli ultimi tempi sempre più feroce e insistente.
Le frange più reazionarie dell’attivismo cattolico sono arrivate a sabotare dal suo interno perfino il sistema sanitario, con l’invasione dei consultori pubblici da parte di soggetti organizzati (come il Movimento per la vita) che a poco a poco hanno reso quasi impraticabile una libera fruizione delle strutture che sono a disposizione di tutte le donne, delle coppie e delle famiglie al punto che è sempre più difficile trovare medici disposti a operare l’interruzione di gravidanza, perché se non ci si allinea alla lobby cattolica diventa impossibile fare carriera.
In tutti questi anni la vergognosa propaganda delle gerarchie ecclesiastiche ha monopolizzato il dibattito politico con la menzogna secondo cui la vita comincia dal concepimento e, dunque, l’aborto è un omicidio in piena regola: per i preti e per i loro baciapile ogni donna che voglia decidere in piena autonomia se essere o non essere madre va considerata un’assassina. Questa infame criminalizzazione delle donne è un attacco alla loro dignità, alla loro libertà, alla loro autodeterminazione, al loro diritto a essere felici e a decidere sul proprio corpo. Il potere religioso – che si basa su una concezione patriarcale e maschilista dei rapporti sociali – cerca di interferire negli stili di vita e nell’intimità delle donne attaccandone direttamente il corpo e il potenziale di libertà che esso esprime. Perché i preti non possono tollerare che una donna viva la sua vita senza l’obbligo di essere madre o moglie, senza le frustrazioni che la Chiesa vorrebbe imporre alla società con la sua morale bigotta che condanna non solo il diritto all’aborto ma anche la stessa contraccezione. Sul fronte opposto, il rischio maggiore proviene dallo strapotere che la medicina e la scienza di fatto esercitano sugli individui senza che da parte della società vi sia un effettivo controllo: la deriva scientista è altrettanto pericolosa non solo per le donne – sulle quali si sperimenta di tutto – ma per tutti noi, dal momento che è necessario vigilare e contrastare le tentazioni eugenetiche e totalitarie con cui è possibile creare in laboratorio esseri perfetti.
Il potere politico torna all’assalto della libertà delle donne perché, di fatto, è la libertà di tutti che viene messa in discussione ogni giorno: disoccupazione, precarietà, criminalizzazione del dissenso, ossessione della sicurezza, controllo sociale, razzismo, discriminazione sessuale e di genere, revisionismo sono solo alcuni degli aspetti con cui lo Stato esercita il suo dominio.
Con la campagna elettorale appena avviata, il ceto politico sfrutta la questione di genere banalizzando il dibattito in maniera indecente: "parità", "quote rosa", "rappresentanza" sono solo le vuote espressioni dell’ipocrisia di chi non ha nulla da dire e si candida, per l’ennesima volta, alla guida del paese per condizionare le nostre vite e garantirsi i suoi privilegi.
I tempi sono così difficili che, per noi, la lotta in difesa della legge 194 è certamente importante ma costituisce una battaglia di resistenza. Infatti, l’arretramento e il degrado che caratterizzano la nostra società in termini di coscienza e di autonomia sono talmente gravi che sembra inevitabile dover difendere diritti che sembravano ormai acquisiti.
La vera scommessa, per tutte le donne e per tutti gli uomini, è quella di non fermarsi a questo ma di rilanciare la sfida contro lo stato, la Chiesa e il capitale, contro il patriarcato e il maschilismo, contro il fascismo vecchio e nuovo riappropriandoci delle nostre vite e della nostra libertà, lottando senza sosta contro tutti i poteri che mirano a dirigere le scelte pubbliche e private.
È per questo che, come sempre, facciamo appello all’astensionismo rivoluzionario contro ogni delega, contro ogni gerarchia, per la libertà e l’uguaglianza di tutte e tutti!

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana