Ci sembra quanto mai significativa la vicenda di Maria Feraru, cittadina rumena di etnia Rom, ingiustamente arrestata in seguito alla falsa testimonianza di una donna italiana che l’aveva accusata di aver tentato di rapire un bambino sul litorale di Isola delle femmine, vicino Palermo. L’accusa della bagnante siciliana era mossa – per sua stessa ammissione – dal pregiudizio nei confronti degli zingari. Questo episodio, che dovrebbe far vergognare tutti coloro i quali – soprattutto in Sicilia – trattano le persone giudicandole preventivamente sulla base dei più bassi istinti razzisti e xenofobi, ci offre uno spaccato del progressivo arretramento culturale di Palermo, sempre più prigioniera delle sue fobie e della sua ipocrisia.
Martellanti campagne politiche e mediatiche di livello nazionale e locale sono riuscite nell’intento di creare anche a Palermo una psicosi da insicurezza sociale, una sindrome che induce a invocare maggiore controllo del territorio e una maggiore presenza di polizia per meglio contrastare la criminalità dilagante. Il più delle volte gli obiettivi privilegiati di questo zelo securitario sono, manco a dirlo, proprio gli immigrati e gli stranieri, soggetti su cui è facile scatenare colpe di ogni tipo soprattutto quando a essere sporca è la coscienza di questa città e di chi la governa.
Una città in cui, anziché gridare al ladro di bambini zingaro, si farebbe meglio a scavare nel ventre oscuro in cui la violenza sui minori è sempre presente tra le pieghe della povertà e del malessere di ampi strati della società palermitana.
È comunque vero che a Palermo c’è un’emergenza criminalità: a esserne responsabile è, oggi come sempre, Cosa nostra, che non ha mai smesso di dominare la vita di questa città e dei suoi abitanti.
A Palermo la mafia è tornata ad ammazzare per le strade nel riassestamento dei suoi equilibri di potere e della sua gerarchia interna. A Palermo la mafia continua a taglieggiare commercianti e imprenditori senza rinunciare ad azioni di devastazione e terrorismo più o meno eclatanti per far capire chi davvero comanda in questo territorio. Un territorio in cui i bisogni sociali sono ancora tanti e gravissimi, come quello della mancanza di lavoro e della fame di case, per non parlare poi dell’approvvigionamento idrico o dei servizi sociali minimi, del tutto assenti.
Per rispondere a queste emergenze, la classe politica che amministra Palermo ha predisposto delle vere e proprie soluzioni finali: ad esempio, per i cittadini che non hanno un posto sicuro in cui vivere si è allestito un "centro di permanenza temporanea" in periferia, con tanto di container in cui sistemare sfrattati e senza casa. Come a dire: lontani dagli occhi, lontani dal cuore.
Ma nel futuro della Palermo che verrà c’è anche la realizzazione dell’inceneritore di Bellolampo, una struttura nociva, inquinante e assassina che lungi dal risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti costituirà un’emergenza permanente per la salute nostra e per quella delle prossime generazioni che rischieranno di ammalarsi di tumore per il solo fatto di mettere il naso fuori di casa.
Ecco cosa è oggi Palermo: una città che pur di non sbarazzarsi degli apparati di potere politici e mafiosi che da sempre ne spartiscono la gestione, preferisce puntare il dito contro i più deboli individuando di volta in volta i capri espiatori più adatti per nascondere l’irrimediabile criminalità del potere che continua a disegnarne a sua immagine e somiglianza il volto grottesco
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Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana