1 Maggio 1886 – La Federazione Americana del Lavoro adotta una risoluzione storica secondo la quale a partire da questo giorno “le otto ore costituiranno la durata legale della giornata di lavoro”. Nella sola Chicago in 400.000 erano in sciopero. Questo era il centro principale delle agitazioni, e qui gli anarchici erano all’avanguardia del movimento dei lavoratori. Quando il primo maggio del 1886 gli scioperi per le otto ore paralizzano la città, una metà della manodopera della ditta McCormick esce dalla fabbrica. Due giorni dopo partecipano a un’assemblea di massa seimila lavoratori del legno, anch’essi in sciopero.

I lavoratori stanno ascoltando un discorso dell’anarchico August Spies a cui era stato chiesto di organizzare la riunione dall’Unione Centrale del Lavoro.

All’improvviso 200 poliziotti attaccano la folla con manganelli e revolver: uccidono uno scioperante, ne feriscono un numero indeterminato tra cui cinque o sei molto seriamente.

26 Aprile 2004 – Gli operai dello stabilimento FIAT di Melfi bloccano l’ingresso alla fabbrica per protesta. I metalmeccanici lottano contro le condizioni di lavoro nella fabbrica: 5000 provvedimenti disciplinari in un anno, licenziamenti dei delegati sindacali e turni massacranti la dicono lunga. Si susseguono manifestazioni, blocchi e trattative (fallite) con l’azienda, che firma accordi separati con i sindacati più amici. La polizia sceglie di difendere gli interessi padronali: quando 35 operai decidono di forzare i blocchi per recarsi a lavorare, la polizia li  scorta caricando pesantemente gli operai e ferendone 13.

Dopo più di un secolo le conquiste dei lavoratori, ottenute con grandi lotte e sacrifici, vengono attaccate dalla classe padronale che trova in questo governo il migliore garante degli interessi dei potentati economici. Un padronato sempre più aggressivo e arrogante detta ormai le sue leggi senza trovare ostacoli servendosi di uno Stato che, nelle sue varianti che si sono succedute al potere (centrodestra e centrosinistra), persegue un’unica linea economica e politica neoliberista ed antipopolare: privatizzazioni, utilizzo della forza lavoro nella forma usa & getta, fine del posto garantito e precarietà diffusa, cancellazione progressiva dei diritti rimasti, repressione del dissenso. Dal pacchetto Treu alla Legge Biagi, viene sancita la precarietà come unica condizione esistenziale. E con la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini gli immigrati vengono condannati all’esclusione sociale. Per finire, le risorse spese per fare la guerra sottraggono denaro ai salari, agli stipendi, alle pensioni, all’istruzione, alla sanità.

In un mondo dove non sai se ti colpirà prima il padrone, il governo o il sindacato-istituzione, dove il militarismo penetra nel tuo stesso posto di lavoro e nel tuo quartiere sporcando tutto con una dilagante cultura della guerra e delle morte, non vi sono alternative alla radicalizzazione dello scontro di classe.

L’azione diretta diventa l’unica strada percorribile: autodeterminazione dei lavoratori, riduzione degli orari di lavoro, difesa del diritto di sciopero senza ricatti legali, difesa della valenza pubblica di ogni tipo di lavoro, salvaguardia della sanità, previdenza e scuola pubblica, abolizione delle frontiere, rifiuto della precarizzazione, sistema pensionistico uguale per tutti: da qui bisogna ripartire, affinché il lavoro sia un’espressione di libertà.

Federazione Anarchica Siciliana – Nucleo “Giustizia e Libertà”