Quest’anno, il 25 Aprile è una data la cui importanza e il cui significato vanno ben oltre la tradizionale e giusta commemorazione della liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista avvenuta nel 1945 dopo anni di resistenza.
Dopo quasi sessant’anni, il fascismo è ancora vivo e vegeto e si nasconde (senza riuscirvi neanche tanto bene) dietro le facce rassicuranti dei criminali che tengono il mondo in ginocchio.
E’ un fascismo subdolo, ipocrita e sorridente: è il fascismo di George Bush che si è lanciato in una guerra criminale e insensata i cui effetti perversi stanno ricadendo su tutti: sugli iracheni massacrati, sui soldati ammazzati, sugli ostaggi catturati e su tutti noi, vittime di una guerra il cui fronte interno è fatto di attentati, di bombe, di repressione, di precarietà, di aumento del costo della vita.
E’ il fascismo dei signori della guerra e del terrore, come Bin Laden o chi per lui, che ieri prendevano soldi dagli americani e oggi reggono il gioco a che la guerra sia infinita, "santa" e permanente.
E’ il fascismo degli alleati USA, Berlusconi in testa, che scodinzolando dietro il padrone americano trascinano i loro paesi in una spirale di incertezza infischiandosene dell’opinione pubblica internazionale, che nell’ultimo anno ha espresso in mille modi e con manifestazioni imponenti il proprio rifiuto alla guerra e al terrorismo.
E’ il fascismo dei paesi dell’Unione Europea, le cui leggi liberticide continuano a distruggere le vite di migliaia di donne e uomini che vogliono emigrare e le cui speranze si infrangono sugli scogli delle coste italiane o dietro le sbarre di un Centro di Permanenza Temporanea (CPT).
È il fascismo dello Stato italiano, che non trova colpevoli né per la strage di piazza Fontana (1969) né per il rogo del CPT "Vulpitta" (1999), in cui morirono sei immigrati.
 
Oggi la lotta antifascista deve necessariamente assumere i connotati dell’antimilitarismo, dell’antirazzismo, dell’anticapitalismo.
Essere antifascisti significa preferire la libertà al terrore, la diserzione e il rifiuto all’arruolamento collettivo.
Essere antifascisti significa spazzare via il razzismo, la discriminazione e la repressione con le lotte e le pratiche di autogestione.
Scegliere la libertà significa rendersi conto del mondo in cui i potenti vogliono far vivere noi e le prossime generazioni: un mondo di galere, di precarietà, di sospetto generalizzato.
Volere la libertà significa sfuggire alle gabbie del lavoro precario, flessibile, salariato che non dà futuro e che ci rende tutti sempre più schiavi.
Abbiamo sempre resistito e sempre resisteremo, poiché la nostra voglia di libertà e il nostro desiderio di giustizia sociale sono di gran lunga più forti di qualsiasi potere e di qualsiasi autorità.

Federazione Anarchica Siciliana – Nucleo "Giustizia e Libertà"